Voci scomode
Gli studenti dell'Università degli Studi di Torino incontrano il giornalista dell'Azerbaijan, Agil Khalilov e la giornalista russa di origini cecene Zara Mourtazalieva, entrambi rifugiati politici e accolti dalla Maison des Journalistes (MDJ) di Parigi. Appuntamento nell'ambito di "Presse 19", progetto di sensibilizzazione alla libertà di espressione e all’importanza del pluralismo dell’informazione
"Presse 19" è un progetto della MDJ di portata europea che l’associazione francese lancerà proprio a Torino grazie alla collaborazione con il Caffè dei Giornalisti. Il progetto deve il suo nome all'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 che sancisce il diritto alla libertà di opinione ed espressione.
Intervengono:
- Marinella Belluati, docente di Analisi dei Media
- Darline Cothière, direttrice della MDJ
- Rosita Ferrato, presidente del Caffè dei Giornalisti
- Marco Buttino, docente di Storia Contemporanea
- Agil Khalilov, giornalista azero di Azadlig Azerbaijan
- Zara Mourtazalieva, giornalista cecena
Nell'atrio del Campus Luigi Einaudi verrà allestita una selezione dalla mostra internazionale itinerante “Exile - Giornalismo esiliato” realizzata nel 2011 dalla Maison des Journalistes che comprende vignette sul tema della libertà di stampa realizzate da illustratori di tutto il mondo.
Zara Mourtazalieva
Nata e cresciuta in Cecenia, nel 2003 si trasferisce per studiare e lavorare a Mosca. Il 4 marzo 2004 viene arrestata all'uscita del lavoro: si tratta di una pratica comune attuata dalla polizia di Mosca nei confronti delle persone di "nazionalità caucasica" (un termine comunemente usato dalla polizia per designare etnica cittadini del Caucaso). Una volta portata in commissariato, cadrà nella trappola preparata ad hoc dagli agenti della polizia russa: sulla base della "prova" di un pacchetto esplosivo nascosto a tradimento nella sua borsa, sarà condannata per terrorismo a otto anni e mezzo di reclusione in una colonia penale. Viene condannata ai lavori forzati quando ha appena 20 anni, nel 2004. Lascia carcere il 3 settembre 2012, il giorno prima del suo ventinovesimo compleanno. Dopo otto anni e mezzo trascorsi nei campi di Mordovia per un crimine che non ha commesso, Mourtazalieva, poco dopo il suo rilascio, fugge in Francia e viene accolta nel 2012 alla Maison des journalistes a Parigi. Questi anni di detenzione non hanno infatti indebolito questa giovane attivista cecena: al contrario, lei ha deciso di combattere contro la corruzione del sistema giuridico russo. Le è stato riconosciuto lo status di rifugiata politica da un anno: Mourtazalieva intende continuare a combattere per i detenuti nelle colonie penitenziarie russe, supportata da diverse associazioni e organizzazioni per i diritti umani. Nel suo libro, Otto anni e mezzo, pubblicato in Francia nel mese di aprile 2014, oltre alla propria storia, racconta il sistema carcerario sotto il governo Putin. Nel suo libro riflette principalmente sulla vita in colonia penale, sugli abusi contro le donne: le umiliazioni, le percosse, le violenze, il lavoro forzato, le punizioni, anche con esito mortale. Mette a confronto il sistema carcerario del regime di Putin con quello di Stalin. Mourtazalieva racconta anche le storie di altre donne detenute, dove le innocenti e le colpevoli intrecciano i loro destini e soffrono insieme. Zara é peraltro testimone dell'amicizia e della solidarietà nate in prigionia.
Agil Khalilov
Giornalista del quotidiano di opposizione Azadlig, per il quale continua a scrivere, Agil Khalilov, classe 1983, dal 2008 vive a Parigi come rifugiato politico. Khalilov ha lasciato l'Azerbaijan dopo una serie di articoli che ha pubblicato sul principale quotidiano di opposizione Azadliq Azerbaigian, relativi ad un'inchiesta che rivelava il coinvolgimento di membri del Ministero della Sicurezza Nazionale (ex KGB) in un caso di appropriazione indebita immobiliare. Durante la sua inchiesta, Agil Khalilov viene sorpreso a filmare una transazione illegale: il governo vuole coprire lo scandalo, e il giornalista è oggetto di diversi attentati in poche settimane. Viene pugnalato, il colpo va a pochi centimetri dal cuore. Ne esce miracolosamente vivo, guarisce e pochi giorni dopo viene spinto sotto la metropolitana. La polizia si rifiuta di indagare su tali attentati e i suoi avversari non si fermano: organizzano una vasta campagna mediatica per screditarlo. Presentato come un omosessuale (che, nella società azera, é un grave insulto e ne conseguono gravi discriminazioni), si sostiene che sia vittima dei suoi costumi "contro natura". L'autore dell'accoltellamento sarebbe un "amante geloso". Il suo processo diventa un vero e proprio "spettacolo organizzato" in piena tradizione staliniana: il pubblico ministero, come i giudici, lo presentano fin da subito come "colpevole". Il sistema giudiziario e i media condividono lo stesso scopo: servire il regime, eliminando coloro che minacciano la mafia del potere. Agil Khalilov decide di fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo e lascia l'Azerbaijan. Per la prima volta nella sua vita, prende l'aereo e lascia alle spalle i suoi incubi. Oggi Agil Khalilov tiene lezioni sulla libertà di stampa nelle scuole francesi e partecipa a vari eventi organizzati da istituzioni internazionali e ONG a livello europeo. Alla domanda su come veda il suo futuro, Khalilov risponde che intende "continuare a combattere e lavorare come giornalista."
INFO:
Associazione Culturale Caffè dei Giornalisti
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