A Istanbul e nel resto della Turchia le proteste di piazza si sono trasformate in decine di forum di discussione dove i cittadini si ritrovano quotidianamente a parlare di politica, a livello locale e nazionale. E molti parchi sono divenuti Gezi. Un reportage
Per gli attivisti che stanno scendendo in piazza in questi giorni in Turchia i social media sono uno strumento indispensabile per organizzarsi e tenere informata l’opinione pubblica sulle proprie iniziative ma per il primo ministro Erdoğan rappresentano una minaccia
Le celebrazioni del Newroz quest'anno segnano la speranza di una pace duratura, che metta fine al conflitto armato tra il PKK e lo stato turco. Abdullah Öcalan, ha chiesto la deposizione delle armi e l'inizio di una nuova era, fatta di lotta politica di stampo democratico. Un reportage OBC
Un documentario dà voce ai familiari di persone lesbiche, gay, bisessuali e trans in Turchia. "Il mio bambino" è un lavoro intenso che sta ricevendo sempre più ascolto. Abbiamo incontrato il suo regista, Can Candan
Turchia e Israele hanno congelato le relazioni bilaterali nel 2010, in seguito all'attacco alla Mavi Marmara, e dopo un progressivo peggioramento dei rapporti. Il dialogo tra i due paesi, sostiene però Gallia Lindenstrauss, ricercatrice presso l’Institute for National Security Studies di Tel Aviv, non si è mai interrotto, e potrebbe portare presto ad una normalizzazione. Nostra intervista
Nel nord-est della Siria, regione a maggioranza curda, la guerra civile che devasta il paese diventa anche scontro tra Esercito siriano libero e autonomisti curdo-siriani del Partito dell’unione democratica (Pyd). Uno sviluppo seguito con estrema attenzione in Turchia. Un reportage dal confine turco-siriano del nostro corrispondente
Per due mesi, 700 detenuti curdi hanno partecipato ad uno sciopero della fame: chiedevano la fine dell’isolamento del leader del Pkk, Abdullah Öcalan, il diritto all’istruzione in curdo e il diritto di difendersi in tribunale nella propria lingua madre. Il 17 novembre, però, lo stesso Öcalan ha messo inaspettatamente fine alla protesta. Ankara e il Pkk tornano al tavolo negoziale?
Dopo dieci anni di governo dell'AKP di Erdoğan, i "kemalisti" e il CHP, partito che ne rappresenta le istanze e fondato dallo stesso Atatürk, sono sempre più isolati. Bloccati in un continuo “ritorno al passato” sembrano incapaci di rinnovarsi
Akçakale, cittadina turca sulla frontiera con la Siria, dallo scorso 3 ottobre, quando colpi di mortaio provenienti dall'altra parte del confine hanno ucciso una madre e le sue figlie, è meta constante di politici e rappresentanti istituzionali di Ankara. La città, nonostante la paura, è divenuta simbolo della Turchia che non cede ed è pronta a reagire alle provocazioni siriane. Nostro reportage
In Turchia, con l'escalation di violenza degli ultimi mesi, la questione curda torna al centro dell'attenzione di Ankara. L'ombra del conflitto in Siria sul riacutizzarsi degli scontri. Le aperture del premier Recep Tayyip Erdoğan sembrano lasciare strada al ritorno alla soluzione militare, appoggiata anche dagli elementi oltranzisti del CHP, principale forza di opposizione. Ma il nodo resta politico
Sono ormai oltre 62mila i profughi siriani ospitati nei campi profughi in Turchia, e nonostante il paese sia stato il primo ad offrire ospitalità a chi fugge dal regime di Bashar al-Assad, l’afflusso continuo e sempre più massiccio di rifugiati comincia a preoccupare le autorità di Ankara, mentre gli scontri in Siria continuano. Il reportage del nostro corrispondente dal confine turco-siriano
E' indicata da molti come un'economia molto in salute. La Turchia ha avuto nell'ultimo decennio tassi di crescita invidiabili e ha risentito meno di altri paesi della crisi globale. Ma non mancano le contraddizioni. Un approfondimento
Stop totale alla vendita di armi a Damasco, rapido riconoscimento del Consiglio nazionale siriano e creazione di un corridoio umanitario per aiutare i civili sotto assedio e evacuare i feriti. Questi i passi della Turchia davanti all’aggravarsi dalla crisi siriana
Il 28 dicembre scorso un drone Predator ha fatto strage di civili che attraversavano il confine tra Turchia ed Iraq. "Un errore operativo", hanno dichiarato le autorità turche. Ma i famigliari delle 34 vittime esigono giustizia. Intanto il conflitto turco-curdo è sempre meno sommerso
E’ emergenza libertà di espressione in Turchia, dopo l’arresto a fine dicembre di 40 giornalisti in un sola notte per presunti legami con organizzazioni terroristiche. Secondo Human Rights Watch questi arresti sarebbero la conseguenza di “una definizione troppo ampia di terrorismo, che consente l’imposizione arbitraria delle più pesanti condanne"
Nella provincia di Van devastata dal terremoto di domenica scorsa è ancora emergenza, le tende sono poche e le ruspe per la ricerca dei superstiti tra le macerie quasi assenti. E’ polemica intanto sulla gestione degli aiuti e la bassa percentuale di edifici costruita seguendo norme antisismiche
Non si è fatta attendere la risposta del governo turco dopo gli attacchi sanguinosi degli indipendentisti curdi del Pkk. Più di diecimila militari dell’esercito sono entrati nel nord dell'Iraq per colpire obiettivi del gruppo indipendentista. L'operazione militare gode dell’appoggio di gran parte dell’opinione pubblica turca e dei partiti presenti in parlamento. Sostegno quasi unanime anche da parte della comunità internazionale
Nelle ultime settimane le analisi sulle scelte di Ankara in politica estera hanno avuto forte eco sulle più importanti testate internazionali, ma qual è la percezione dell’opinione pubblica turca dell’iperattivismo a livello diplomatico del nuovo governo Erdoğan? Uno sguardo sul dibattito interno al Paese
L'escalation di violenza tra esercito turco e guerriglieri curdi e le voci di un probabile intervento di terra dopo la festa di fine Ramadan non fermano la società civile turca che si mobilita a favore della pace e di una soluzione politica della questione curda
La primavera araba obbliga la Turchia a un esercizio di equilibrismo per mantenere buone relazioni con Iran e Siria. Ankara ricalibra la sua politica estera in linea con la dottrina degli “zero problemi con i vicini” e richiede le scuse ad Israele per l'eccidio della Mavi Marmara