Uno spaccato di cultura vinicola dei Balcani all'edizione 2013 del salone internazionale del vino Vinitaly. Su iniziativa dell'Ong italiana LVIA, in collaborazione con la Federazione Italiana Sommelier e lo stesso Salone, si è tenuta la presentazione e degustazione di vini di sette paesi del sud est Europa
Riceviamo e volentieri pubblichiamo articolo di Andrea Lo Jacono - rappresentante LVIA in Albania
Il vino come strumento di aggregazione tra i popoli del sud est europeo, tema dell'iniziativa Balkan Wine Tasting, è stato presentato lo scorso 8 aprile all’interno del Salone internazionale Vinitaly.
Su iniziativa dell’Ong LVIA – Associazione di solidarietà e cooperazione internazionale, del Salone internazionale del vino di Verona e della FISAR – Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori, si è svolta la presentazione di sette vini provenienti da sette nazioni balcaniche: Albania, Bosnia, Croazia, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia. L'iniziativa ha una valenza simbolica che pone il vino a testimonianza di un comune elemento culturale all’interno dei Balcani, al di là delle lingue, delle religioni e delle rivendicazioni territoriali.
Attualmente LVIA sta realizzando un progetto finanziato dal ministero Affari Esteri italiano finalizzato a promuovere un’economia sostenibile che porti concreti benefici alle comunità locali valorizzando le potenzialità del territorio. Le attività si sviluppano su tre assi: la costituzione di un consorzio di tutela del vino - K.V.V.V.Sh del Nord Albania, la creazione di un Centro Agrario di Meccanizzazione e Servizi e di un fondo di microcredito per le attività agricole.
La nascita del Consorzio ha attirato l’interesse della FISAR sui vini albanesi e - in seguito a due visite effettuate in Albania nel 2012 - Roberto Rabachino, direttore della prestigiosa rivista di settore “Il Sommelier” e Ambasciatore FISAR, ha proposto alla LVIA di affiancarlo nell’organizzazione di un evento unico nella più importante vetrina mondiale del vino.
Sono state contattate più di 60 cantine con l’obiettivo di selezionare i vini più rappresentativi dei territori di produzione. Per l’Albania si è fatto riferimento ad una degustazione realizzata in novembre a Tirana nel quale sono stati recensiti 11 vini rossi. Per la LVIA è stata l’occasione per portare all’interesse degli esperti ed appassionati il “frutto” sul quale ha scommesso per la rinascita del settore vitivinicolo del Nord Albania: un Kallmet Riserva 2007, prodotto dalla Kantina Arbëri socia del Consorzio.
Per gli altri paesi sono stati selezionati: Stanušina Rosè 2012- Vinarija Popova Kula; Vranac “Plato” Reserve 2007– Vinarija Burić; Vranac 2009- Vinarija Tvrdoš; Vranac Premium 2009– Stone Castle; Plavac Mali 2008– Korta Katarina; Prokupac 2011- Vinarija Podrum Ivanović.
La degustazione è stata introdotta dagli interventi di Roberto Rabachino, Claudia Marinelli - segretaria nazionale della FISAR, dal sottoscritto e dal Prof. Andrea Shundi - riconosciuto agronomo, ricercatore accademico e autore di molti saggi dedicati a viticoltura e vinicoltura. L’enologo Alberto Cugnetto ha illustrato i vini e i territori da cui provengono.
L’interesse è stato vivissimo, con richieste di partecipazione pari al triplo della capienza della sala. Alta la presenza di giornalisti, sommelier e ricercatori, oltre ad alcuni dei produttori.
Parlando di vino viene naturale parlare di cultura. Sembra ovvio, prendendo in considerazione un paese mediterraneo come l’Albania, nel quale la viticoltura ha radici altrettanto profonde di quelle italiane. Radici profonde ma una storia ben diversa. Il sistema produttivo del passato regime ha disposto di una capacità operativa assoluta ed ha creato un sistema produttivo centralizzato, frammentando le competenze sulle filiere.
In questo contesto, ad inizio anni Novanta, con la caduta del regime, imponenti piani di sviluppo si sono ritrovati orfani del sistema che li aveva prodotti. Con la fine del regime di Enver Hoxha crolla il sistema cooperativo ed intervengono due fattori: da un lato la redistribuzione della terra e dall’altro si scatena una furia che distrugge ogni simbolo del regime. L’Albania è l’esempio più drammatico di questo fenomeno nei Balcani.
Gli agricoltori si sono trovati orfani dell’apparato direttivo, messi di fronte a piccoli appezzamenti di terra e con la primaria necessità di produrre per l’autoconsumo. Parafrasando Miguel Altieri, si potrebbe dire che la mancanza di una conoscenza agronomica decentralizzata è stata determinante per dare discontinuità ai sistemi di produzione. In altri stati si è invece riusciti a capitalizzare gli investimenti del regime e ad avviarsi verso un’agricoltura moderna partendo da un importante capitale investito.
Il lavoro di secoli è però stato più coriaceo dei sistemi economici autoimposti. Il lavoro di cura e selezione fatto da generazioni di viticoltori si è depositato lentamente concretizzandosi nelle cultivar (contrazione della locuzione cultivated variety, ndr) di oggi. Questo il punto di partenza del progetto LVIA, la valorizzazione di un patrimonio frutto del lavoro secolare di generazioni di viticoltori che è dunque un bene comune da condividere tra i produttori.
Il Salone del Gusto di Torino, la precedente degustazione a Tirana ed il Vinitaly 2013 sono state tre occasioni importanti, di livello nazionale e internazionale, nelle quali sono stati portati alla ribalta sei vini Kallmet di sei diverse cantine socie del Consorzio K.V.V.Sh a testimonianza della sua rappresentatività del territorio nel Nord Albania.
La LVIA e il Consorzio hanno già stilato una strategia d’azione per l’immediato futuro che prevede: la promozione di una serie di proposte nel campo del turismo eno-gastronomico, la formazione di sommelier in collaborazione con l’Università Agricola di Tirana e la FISAR, l’avvio di un programma di ricerca vitivinicolo in collaborazione con l’Università Agricola di Tirana e l’Università degli Studi di Torino.