Il 2 gennaio il Ministero croato dell'Economia ha concesso le prime licenze per l'esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in Adriatico. Un'operazione ad alto rischio, secondo realtà ambientaliste italiane e croate tra le quali il Comitato Notriv Terra di Bari, portata avanti senza un adeguato studio di impatto ambientale e in zone dove vi sono ordigni inesplosi
Fonti: Comunicato stampa di NoTriv Terra di Bari
Venerdì 2 gennaio, la Croazia ha concesso 10 licenze per esplorazioni petrolifere nel Mare Adriatico. E’ l’esito della prima gara conclusasi il 3 Novembre scorso che ha attratto sei compagnie petrolifere per 15 aree su 29 per un totale di 36.882 km² offerti.
E' ciò che emerge dal Ministero dell'Economia della Repubblica di Croazia, nel suo comunicato ufficiale: “Le offerte sono state ricevute da un totale di 6 aziende in 15 aree di ricerca. La commissione di esperti guidata dal Ministro dell'Economia Ivan Vrdolja ha valutato positivamente le offerte per 10 aree di esplorazione, che sono state concesse alle aziende Marathon Oil, OMV, ENI, MedOilGas e INA. Il consorzio composto da Marathon Oil e OMV ha ricevuto il permesso per l'esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in sette aree di ricerca: n. 8 nel Nord Adriatico, nn. 10, 11 e 23 nell'Adriatico Centrale, nn. 27 e 28 nell'Adriatico Meridionale. Il consorzio composto da ENI e MedOilGas ha ricevuto il permesso per l'esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi nella zona di ricerca n. 9 dell'Adriatico centrale, mentre alla croata INA - Industrija Nafte dd è stata concessa una licenza per l'esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in due aree di esplorazione, la n. 25 e la n. 26 nell'Adriatico Meridionale”.
Le licenze di esplorazione sono valide per un periodo di cinque anni, e il governo ha fissato come scadenza il 2 aprile per la firma con gli offerenti vincitori. La Croazia, che ha aderito all'Unione europea nel luglio 2013, è in recessione dal 2009 e spera che il petrolio e il gas dell’Adriatico possano contribuire a migliorare la crescita economica per un valore di circa 2,5 miliardi dollari nei prossimi cinque anni. Il programma di lavoro durante la prima fase di esplorazione (primi 3 anni) per le concessioni prevede prospezioni sismiche ed elaborazione dei dati, con la possibilità di perforare un pozzo nella seconda fase di esplorazione se le compagnie petrolifere decideranno di procedere. “Uno studio strategico verrà completato prima che le concessioni siano firmate definitivamente” riferisce Barbara Dorić, capo dell’Agenzia Nazionale Idrocarburi.
Il Coordinamento NoTRiv Terra di Bari denuncia che sono state molto critiche le reazioni di rappresentanti del settore turistico croati dato l'impatto negativo che le trivellazioni avranno sulle coste, e delle associazioni ambientaliste, come Zelena Akcija (Azione Verde) che considera inaccettabile la decisione del governo croato, in quanto la gara per le concessioni è stata avviata senza le necessarie precauzioni e senza la consultazione della popolazione. Inoltre non vi è alcun documento per la gestione strategica e la tutela dell'ambiente marino e delle zone costiere stipulato con i paesi prospicienti che impedisca di svolgere attività potenzialmente dannose nel Mare Adriatico. Toni Vidan, responsabile del programma energetico di Azione Verde, denuncia l'assenza di un adeguato studio di impatto ambientale e che la decisione sia stata presa a porte chiuse, lontano dagli occhi del pubblico e fuori dall'ordinario dibattito in Parlamento.
Il Coordinamento aveva pubblicato il comunicato stampa di Comitato Bonifica Molfetta con una mappa degli ordigni inesplosi nell'Adriatico Meridionale sulla quale erano state rappresentate anche le istanze di ricerca in mare d 80, d 81, d 82 e d 83 della Global Petroleum Limited.
Alla luce dell'annuncio del 2 gennaio 2015 del Ministero dell'Economia della Croazia, il Coordinamento NoTriv Terra di Bari ha deciso di riportare anche quelle prospicienti le coste pugliesi sulla stessa mappa. È evidente che le concessioni nn. 25 e 26 della INA - Industrija Nafte dd ricadano in un'area segnalata da carte nautiche e da natanti come deposito di ordigni inesplosi; le prospezioni geofisiche che si vorrebbero condurre con tecniche Air-Gun (e simili), le future trivellazioni di pozzi provvisori e definitivi, probabilmente non sono mai state messe in correlazione con le migliaia di ordigni bellici affondati nelle sottozone di cui si chiede l’indagine e nelle altre zone confinanti.
Si presume, anche, che non siano stati valutati dalle società richiedenti i possibili effetti sinergici e cumulativi sugli ordigni bellici a caricamento chimico e convenzionale, sia delle onde sismiche prodotte dalle ispezioni con air-gun che dalle future perforazioni; e che non ci sia stata alcuna mappatura, prospezione e georeferenziazione degli ordigni inesplosi presenti in quella vastissima area sovrapposta o confinante, non solo con le zone d’indagine interessate alle odierne richieste, ma anche di altre. Pertanto riteniamo urgente comunicare quanto rilevato alle autorità italiane e croate, affinché blocchino l’inizio delle esplorazioni e indagini fino a quando i rispettivi Ministeri della Difesa e organi militari non abbiamo verificato la pericolosità di una qualsiasi attività d’indagine per la presenza di ordigni bellici inesplosi in tutte le aree, e sottozone, interessate alla ricerca di idrocarburi. Lasciamo immaginare cosa accadrebbe se pur una sola bomba fosse casualmente incrociata da una trivella o dall’azione di un potente air-gun, e purtroppo non parliamo di una sola bomba ma di migliaia di bombe sparse a macchia di leopardo in tutto l’Adriatico.
Coordinamento NoTriv Terra di Bari
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