11 gennaio 2011
di Wojciech Tochman
casa editrice: Keller editore
anno di pubblicazione: 2010
collana: Vie
pagine: 144
prezzo: 14,00 euro
In Come se mangiassi pietre, l'autore ci trasporta nel presente della ex Yugoslavia con un reportage dal grande valore letterario. Grazie al suo sguardo unico e al suo stile essenziale, sempre aderente alla vita, riesce a trasformare ciò che racconta in un universo narrativo da cui è impossibile staccarsi e rimanere estranei. Un gioco a incastro fatto di storie che sfumano una nell'altra e che ci riporta le testimonianze dei sopravvissuti, i ricordi e la forza delle donne che provano a superare l'orrore e le conseguenze di un conflitto devastante.
Ecco la dottoressa Eva Klonowski che tenta di dare un nome agli scomparsi, ecco le mogli che vorrebbero smettere di attendere, le madri che ancora cercano i figli ma anche le donne che ricostruiscono il presente curando le offese della terra e ricominciando a coltivarla.
Cosa rimane quando la guerra finisce e i militari se ne vanno? Quando i reporter fanno i bagagli e ripartono verso altre guerre?
Tochman ce lo racconta, con un'opera molto originale, nell'unico modo in cui è possibile farlo, ponendosi di fatto tra i nomi che hanno reso grande il genere del reportage letterario come Ryszard Kapuscinski, Tiziano Terzani, Javier Reverte.
Wojciech Tochman, nato a Cracovia nel 1969, è un giornalista e scrittore polacco. A partire dal 1990 collabora con la «Gazeta Wyborcza», il più importante quotidiano della Polonia. Ha pubblicato sei raccolte di reportage, tradotte finora in 11 lingue. Come se mangiassi pietre è il primo di una serie di lavori che si propongono di illustrare le devastanti conseguenze sociali della violenza bellica, dei crimini di guerra e dei genocidi. Abita a Varsavia dove promuove e coordina l'attività dell'Istituto di Reportage. Con Come se mangiassi pietre Tochman è entrato nella rosa dei finalisti del Nike Literary Prize e del Prix Témoin du Monde, conferito da Radio France International.