24 settembre 2012
di Ognjen Spahić
casa editrice: Zandonai
anno di pubblicazione: 2012
collana: I piccoli fuochi
pagine: 180
prezzo: 13,00 euro
Prefazione di Claudio Magris
In un angolo sperduto della Romania meridionale, gli undici reclusi dell’ultimo lebbrosario d’Europa vivono nella rassegnata attesa che il loro destino si compia. È l’alba del 1989, anno destinato a segnare le sorti di un intero continente, quando una serie di drammatici eventi sconvolge i precari equilibri della piccola comunità di lebbrosi, i figli di Hansen. Sullo sfondo degli ultimi deliranti giorni della dittatura di Ceauşescu, vividissimi quadri di vita quotidiana all’interno del ghetto fanno da controcanto alla commovente storia dell’amicizia tra due internati, del loro tentativo di fuga – tra entusiasmi improvvisi e laceranti delusioni – e delle atroci efferatezze compiute al solo scopo di mantenere vivo un barlume di speranza.
In questo suo intensissimo romanzo d’esordio, Spahić si dimostra estremamente abile a intrecciare il racconto, crudo e disturbante, della passione di un’umanità reietta e predestinata, con una riflessione lucida e penetrante sul valore della libertà e sulle diverse sfumature che il suo significato assume nell’esistenza di ciascuno di noi.
Ognjen Spahić (1977) è nato e vive a Podgorica, Montenegro, dove collabora con il quotidiano indipendente “Vijesti”. Dopo studi in Ingegneria civile e Filosofia si dedica alla letteratura e in breve tempo diventa il più noto tra le nuove leve della narrativa montenegrina. È autore di due raccolte di racconti e del romanzo I figli di Hansen, che nel 2005 gli è valso il prestigioso premio Meša Selimović e nel 2011 il riconoscimento dell’Ovid Festival, ed è già stato tradotto in diverse lingue tra cui inglese, francese e spagnolo.