8 maggio 2007
Nel faticoso dipanarsi di vita quotidiana e grovigli esistenziali irrisolti, fra le tre coppie di sorelle rimbalzano come in un gioco di specchi gli interrogativi dell'oggi: le guerre infinite, le barriere che frantumano le identità e la vita e la paura dell'Altro
Ma perché te la sei presa in casa? Nei giorni della guerra in Libano, Sara, interprete solitaria e introversa, sente per caso queste parole su un autobus e viene aggredita dai ricordi: di quando, nei mesi difficili dopo l'abbandono del marito, viveva con lei Musnida, una collega fuggita da Sarajevo. Ma perché te la sei presa in casa? le ripeteva continuamente sua sorella, allora.
Anche Musnida, aveva una sorella. Come quella di Sara, era una sorella affascinante, molto più bella e più forte di lei. Un'eroina, uccisa mentre tentava di recuperare il corpo di uno dei fratelli, morti combattendo su fronti opposti. L'Antigone di Sarajevo, avevano scritto di lei i giornali, gonfi di retorica. Musnida, invece, era un soggetto imbarazzante: una sorella opaca, come la Ismene di Sofocle.
Eppure anche Ismene ha una sua verità. Una voce antica, che si intrufola a tratti nei goffi tentativi di Sara di decifrare i misteri di Musnida, della sua famiglia, della sua terra; mentre la convivenza si prolunga, fra vicinanza e insofferenza, fra mute nausee e rumorosi congressi, fra l'imbarazzante invadenza della sorella di Sara e l'irritante ticchettio di un computer, dietro una porta chiusa.
Nel faticoso dipanarsi di vita quotidiana e grovigli esistenziali irrisolti, fra le tre coppie di sorelle (quella di quaggiù, quella di laggiù, quella del Mito) rimbalzano come in un gioco di specchi gli interrogativi dell'oggi: le guerre infinite, le barriere che frantumano le identità e la vita, la paura dell'Altro che fa da scudo alla paura di ascoltare noi stessi.
«In silenzio, lei si è fatta spazio nella mia vita, in punta di piedi. In silenzio ha aperto la sua valigia, e ha messo le sue cose nel mio armadio, in bell'ordine. Non c'era altra soluzione, di armadio ne avevo uno solo. Che me ne faccio di tanti armadi? avevo detto a mia sorella, quando me l'aveva fatto notare. Poi però Musnida ci aveva appeso il suo vestito, ed era di seta. Una specie di tunica morbida, azzurro cangiante, tirata fuori con cura da quella sua valigia incredibile: non una cosa che fosse spiegazzata, e il vestito piegato per bene, sopra a tutto il resto... Mi ha dato fastidio, non so spiegare perché.»
Chiara Ingrao, nata nel 1949, è sposata con Paolo Franco e ha due figlie, due figliocci e una nipotina. Di professione interprete, ha lavorato anche come sindacalista, programmista radio, parlamentare, consulente del ministro per le Pari opportunità. È impegnata nel femminismo sin dagli anni Settanta, e nel pacifismo dagli anni Ottanta. Fondatrice dell'Associazione per la pace, ha contribuito alle prime iniziative comuni fra pacifisti israeliani e palestinesi, al movimento contro la guerra in Iraq, alle iniziative di pace e di solidarietà nei Balcani. Per BCDe ha pubblicato nel 2005 Soltanto una vita (firmato con la madre, Laura Lombardo Radice, di cui il libro racconta la vita e raccoglie gli scritti). In precedenza ha scritto: Né indifesa né in divisa (1987, con Lidia Menapace), e Salaam Shalom - Diario da Gerusalemme, Baghdad e altri conflitti (1993); nel 2001 ha curato, con Cristiana Scoppa, il volume Diritti e rovesci - I diritti umani dal punto di vista delle donne, e il sito internet www.dirittiumani.donne.aidos.it saggi, e brani tratti da altri libri, sono scaricabili gratuitamente alla pagina www.chiaraingrao.it.
Il resto è silenzio
di Chiara Ingrao
anno di pubblicazione: 2007
edito da: Baldini Castoldi Dalai editore