18 gennaio 2013

di Ivo Andrić
a cura di Božidar Stanišić
casa editrice: Zandonai
anno di pubblicazione: 2012
collana: I fuochi
pagine: 152
prezzo: 15,00 euro
Traduzione dal serbo di Alice Parmeggiani

"Ma ogni giorno la vita offriva al bambino nuovi misteri. Era difficile o inutile chiedere una spiegazione agli adulti, ma ancora più difficile tenerli insoluti dentro di sé."

 

Ambientati tra Sarajevo e Višegrad agli inizi del secolo scorso, i sette racconti di questa raccolta sono accomunati dalla giovane età dei loro protagonisti, invariabilmente chiamati a fare i conti con le difficoltà e i turbamenti della fase più cruciale dell’esistenza. E a confrontarsi per la prima volta con le evidenze di un mondo, quello degli adulti, che ancora non conoscono, e che si rivela loro alternando l’incanto della scoperta al dolore per i sogni infranti e le molte attese deluse. Sono proprio questi momenti fatali, momenti che spesso affidiamo – più o meno consapevolmente – ai più remoti anfratti della nostra memoria, a occupare il centro, a rappresentare la costante di questa narrazione intensa ed evocativa. Ed è la straordinaria sensibilità narrativa di Andrić a farli riaffiorare nuovamente puri, come un distillato d’esperienza, e a suggerirci quanto importanti e necessari siano quei dilemmi, paure e battaglie che, mentre varcavamo la linea d’ombra che immette nell’età adulta, hanno portato ciascuno di noi, anche solo per un attimo, a litigare con il mondo.

 

Ivo Andrić (1892-1975) è uno dei più grandi autori europei del Novecento nonché unico rappresentante delle letterature slave meridionali insignito del premio Nobel (1961). All’attività di scrittore affiancò per lunghi anni la carriera diplomatica, culminata nella nomina ad ambasciatore del Regno di Jugoslavia a Berlino nel 1939. Rimise il proprio mandato nel 1941, nell’immediata vigilia dell’aggressione nazista e dello smembramento politico del proprio Paese, per ritirarsi a vita privata e dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Durante gli anni della seconda guerra mondiale, trascorsi a Belgrado in totale e volontario isolamento, scrisse i suoi tre capolavori, i romanzi Il ponte sulla Drina, La cronaca di Travnik e La signorina, in cui traccia una sorta di cosmogonia della sua terra natale, la Bosnia, tra il periodo ottomano e quello austriaco, un luogo dal fascino complesso, dalla composita identità e dai tormentati destini. Carattere timido e introverso, personaggio schivo e refrattario alle pubbliche ribalte, la sua vasta produzione letteraria, in parte ancora inedita in Italia, annovera, oltre ai romanzi “epici” che gli hanno conferito notorietà internazionale, anche una ricca collezione di racconti, novelle e prose meditative. Morì in solitudine e le sue ceneri sono conservate presso il cimitero belgradese di Novo groblje, nel “Viale dei cittadini benemeriti” riservato alle personalità illustri del Paese.