26 settembre 2012

di Dževad Karahasan
casa editrice: ADV Publishing House
anno di pubblicazione: 2012
prezzo: 12,00 euro
in uscita a settembre

Sarajevo è diventata ben presto metafora del mondo. Il luogo in cui differenti volti del mondo si sono raccolti in un punto come nel prisma si concentrano i raggi di luce dispersi.
Un centinaio di anni dopo la fondazione, la Città ha raccolto uomini di tutte le religioni monoteistiche e delle culture da queste derivate, innumerevoli lingue diverse e forme di vita che queste lingue contengono in sé.
É diventata un microcosmo, centro del mondo che, come ogni centro secondo l’insegnamento degli esoterici, contiene tutto il mondo.

«… I primi giorni dell’Aprile 1992, all’inizio dell’assedio, ho pensato, come gli altri abitanti di Sarajevo, i Sarajlije, che il mondo libero non avrebbe permesso il massacro dei civili; poi, come gli altri Sarajlije, ho pensato che questo mondo permetteva il massacro dei civili perché non capiva e non sapeva che cosa stava succedendo.
Ho lasciato Sarajevo - giovedì 27 febbraio 1993 alle cinque di pomeriggio e per un anno ho scritto, parlato, spiegato, credendo che si trattasse davvero di incomprensione e mancanza di informazione. Ripetevo fino allo svenimento che in Bosnia non era in atto una guerra civile, ma una carneficina, perché una guerra è possibile solo fra eserciti, mentre in Bosnia si tratta di un attacco dell’esercito jugoslavo contro i civili, quella popolazione bosniaca favorevole all’integrazione, alla tolleranza, alla comunità multiculturale; ripetevo che le donne imprigionate nei campi ćetnici non erano state violentate, ma inseminate con la forza e spiegavo l’enorme differenza fra la violenza sessuale e un’inseminazione coatta. Per un anno, caro amico, ho fatto questo: spiegavo, ripetevo e, alla fine, ho capito che facevo un lavoro inutile.
Tutti gli sforzi per spiegare sono vani, perché qui non si tratta di incomprensione o di mancanza di informazioni, ma di un modo deliberatamente sbagliato di chiamare le cose»

 

Dževad Karahasan (Duvno, 1953) è lo scrittore dell’assedio di Sarajevo.
Della piccola comunità di origine - Bosnia Erzegovina sud occidentale -ricorda i contrabbandieri di tabacco, gli “jugošvaba” emigranti tornati ricchi dalla Germania, i frati da cui impara la filosofia e il latino, di nascosto dal padre, comunista convinto. A Sarajevo e si laurea in letteratura e teatro. Professore di drammaturgia all’Accademia delle arti teatrali della città, dopo lo scoppio della guerra, ne diventa preside. Esce dalla città assediata il 27 febbraio 1993. Costretto all’esilio sino alla fine della guerra, torna nella città elettiva insieme alla moglie Dragana Tomašević. È docente di drammaturgia nelle Università di Sarajevo, Graz e Berlino.