Georgia: le proteste omofobe guidate dalla Chiesa

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22 maggio 2013

Un tentativo di celebrare la Giornata Internazionale contro l'Omofobia e la Transfobia (IDAHO) a Tbilisi, la settimana scorsa, ha portato alla luce l'intolleranza che esiste nel paese sulla questione.

Alcune organizzazioni, come Freedom House, considerano la Giornata come una delle espressioni più significative del livello di democrazia nella regione. Secondo il Centro di Ricerche del Caucaso (CRRC), l'88% dei georgiani ritiene l'omosessualità “non giustificabile”. I risultati della ricerca, realizzata nel 2011, sono stati resi evidenti in maniera drammatica il 17 maggio scorso, quando circa 20.000 georgiani si sono scatenati per impedire a 50 attivisti dei gruppi LGBT di riunirsi per una mezz'ora.

Foto e testo di Onnik Krikorian

Alla Filarmonica di Tbilisi
Centinaia di georgiani si radunano alla Filarmonica di Tbilisi per marciare verso il palazzo dell'ex Parlamento ed impedire agli attivisti LGBT di celebrare la Giornata Internazionale contro l'Omofobia. Nonostante il suo orientamento europeo, la Georgia è ancora un paese piuttosto tradizionale e conservatore.
La marcia verso il Parlamento
Nonostante il Primo ministro Bidzina Ivanishvili abbia dichiarato che i georgiani dovrebbero accettare la presenza di minoranze sessuali nel paese, il Patriarca Ilia II ha chiesto che il raduno dell'IDAHO venisse impedito. I preti georgiani hanno guidato la marcia verso il Parlamento.
Basil Mkalavishvili
Tra i presenti c'era anche l'ex prete georgiano Basil Mkalavishvili, sospeso dalle funzioni. Noto per le sue violente campagne contro le minoranze nazionali del paese, questa volta ha chiamato a raccolta donne anziane che portavano ortiche irritanti per percuotere i rappresentanti delle minoranze sessuali che si incontravano per celebrare la Giornata.
Avvolta nella bandiera georgiana
Una donna avvolta nella bandiera georgiana, che porta un crocifisso fatto in casa, simboleggia la profonda fede religiosa che contraddistingue gran parte della popolazione georgiana. Secondo una ricerca condotta dal CRRC, il 90% dei georgiani ritiene che la religione sia importante nella propria vita quotidiana.
Sbarramento di poliziotti
Un sottile sbarramento di poliziotti impedisce ai contro-manifestanti, che hanno occupato tutta l'area di fronte al vecchio Parlamento e gran parte della via Rustaveli, di raggiungere la piazza della Libertà dove gli attivisti LGBT dovevano tenere il loro incontro.
L'attacco della folla
Dopo che i preti cominciano a rimuovere lo sbarramento, senza che ci sia nessuna resistenza da parte della polizia, migliaia di georgiani forzano il blocco per cercare di raggiungere i 50 attivisti LGBT riuniti in piazza della Libertà. La polizia evacua in fretta gli attivisti facendoli salire su autobus che vengono attaccati dalla folla inferocita.
La vecchia bandiera georgiana
Feriti
Almeno 14 persone sono rimaste ferite nell'attacco finale, compresi alcuni funzionari di polizia che, pur avendo dimostrato un atteggiamento generalmente passivo, sono intervenuti per proteggere gli attivisti LGBT quando il rischio per le loro vite era divenuto ormai concreto.
Un uomo ferito, per cause sconosciute, in una strada secondaria
L'assalto a chiunque appaia “diverso”
Piccoli gruppi di dimostranti anti-gay si separano dal gruppo principale e cominciano a pattugliare le vie laterali, alla ricerca di attivisti LGBT, assalendo chiunque appaia “diverso”. Tra le vittime ci sono in un caso un gruppo di donne vestite di rosa e in altri ragazze con il piercing.
In via Rustaveli
Alcuni appartenenti a uno di questi gruppi, che continuano a cercare attivisti LGBT vicino a via Rustaveli, applaudono i poliziotti che riposano seduti in un parco .
Supermercato
Due persone, apparentemente membri dell'organizzazione LGBT Identoba, cacciati da decine di dimostranti anti-gay si sono rifugiati in un supermercato sulla Rustaveli. I manifestanti, fermati dalla polizia, celebrano il proprio successo fuori dal supermercato.
Il giorno dopo
Il giorno seguente, un piccolo gruppo di attivisti si è radunato per protestare contro le violenze guidate dalla Chiesa contro Identoba, esponendo dei cartelloni e simboli contro la violenza. Molti temono che tali incidenti si possano verificare nuovamente se le autorità non puniranno i responsabili delle violenze del 17 maggio.