Dopo la crisi bancaria che ha investito la Bulgaria nelle settimane scorse, Sofia ha chiesto di entrare nel “Single Supervisory Mechanism”, strumento europeo per il controllo del sistema bancario. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [16 luglio 2014]
Dopo l'improvvisa e pesante crisi che ha fatto scricchiolare il sistema bancario bulgaro nelle scorse settimane, Sofia ha deciso di correre ai ripari, rifugiandosi sotto il tetto delle istituzioni finanziarie europee.
La Banca centrale bulgara ha chiesto ieri a quella europea un incontro tra Mario Draghi e il presidente bulgaro Rosen Plevneliev, per discutere l'ingresso di Sofia nel “Single Supervisory Mechanism” - meccanismo di controllo, nucleo della futura unione bancaria europea.
Se accettata, la Bulgaria diverrà il primo – e finora unico – paese membro attualmente fuori dell'area euro. La mossa ha un sapore politico: Sofia cerca un ombrello esterno dopo il terremoto che ha colpito – come un fulmine a ciel sereno - due delle maggiori banche del paese, vittime dello scontro senza esclusione di colpi tra circoli di oligarchi in competizione.
Una, la Banca Corporativa Commerciale, ha dovuto chiudere i battenti: la revisione dei conti ha rivelato un buco per quasi due miliardi di euro, che ora rischiano di dover essere coperti dai contribuenti.
L'altra, la First Investment Bank, è stata presa d'assalto dai correntisti in preda al panico, scatenato da una campagna diffamatoria fatta di email ed sms, ma è riuscita a resistere grazie all'intervento delle autorità bulgare ed europee.
Ora la situazione sembra tornata sotto controllo. Per evitare nuovi scivoloni, la Bulgaria conta però evidentemente su una rafforzata sorveglianza esterna da parte dell'UE.
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