Media in Serbia: dal dopo Tito ai giorni nostri [marzo 2005]
A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, in concomitanza con i prodromi della disintegrazione della Jugoslavia titina, i media assumono sempre più un ruolo determinante nel preparare il terreno dell’imminente conflitto bellico. A questo riguardo il caso dei media serbi assume un carattere paradigmatico per capire l’evoluzione e l’escalation degli eventi di quegli anni, ma ancora più paradigmatico è il caso del più vecchio giornale dei Balcani, il quotidiano Politika. Da quotidiano libero, passa attraverso il controllo del potere socialista, per poi diventare la cassa di risonanza della politica liberticida di Slobodan Milošević. Ciononostante tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, la Serbia si distingue anche per l’affermarsi dei primi media indipendenti. Quotidiani, settimanali, radio e tv che hanno prodotto un'informazione di qualità durante il periodo bellico e continuano a farlo tutt’oggi. Le speranze serbe di un vero cambiamento della situazione politica e sociale, sorte con l’uscita di scena di Milošević nell’ottobre 2000, si infrangono con l’omicidio del premier Zoran Ðinđić, il 12 marzo 2003. Lo stato d’emergenza, proclamato per far fronte al grave omicidio che sconvolge un Paese socialmente fragile, avrà serie ripercussioni sul lavoro dei media serbi. Il cambio di potere temporaneo, dopo la morte di Ðinđić, e le elezioni che hanno consegnato il governo a Vojislav Koštunica non hanno ancora permesso un cambio di prospettiva riguardo i media. Il controllo della politica rimane una costante, così come l’assenza di adeguate legislazioni che regolino il comportamento dei media del Paese, penalizzando la professionalità di parecchi degli organi informativi e determinandone a volte la stessa sopravvivenza.
Autore: Luka Zanoni
Lingua: italiano