Un lavoro di ricerca sul processo di privatizzazione in Kosovo. Tra il desiderio di rilanciare l'economia della Provincia ed i problemi legati allo status del Kosovo e all'opposizione di Belgrado. Il testo della ricerca è in inglese.
Di Matteo Tondini
"From the oppression, humiliation and tragedy of 1999, Kosovo has embarked on the road towards a liberated, functioning, democratic society".
Michael Steiner
Con la firma da parte dell'ex Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite in Kosovo (SRSG), Michael Steiner, del Land Use Regulation, il 9 maggio 2003, ha avuto inizio il processo di privatizzazione mediante il quale si inseriscono in un sistema di libero mercato le imprese statali (Public Owned Enterprises - POEs) e le imprese in proprietà collettiva (Socially Owned Enterprises - SOEs), procedendo nel contempo alla liquidazione di aziende non più produttive.
Responsabile di tutto il processo è la Kosovo Trust Agency (KTA), ente indipendente costituito dall'Amministrazione internazionale, dotato di personalità giuridica, con pieni poteri riguardo all'amministrazione fiduciaria delle imprese in proprietà pubblica e collettiva, e dei beni ad esse relativi (purché la sede legale delle imprese sia in Kosovo). Obbligo dell'Agenzia è non solo di preservare il valore delle imprese amministrate, ma anche di provvedere all'incremento del proprio capitale attraverso una buona e corretta amministrazione. L'Agenzia decide una lista di priorità per le SOEs da sottoporre alla privatizzazione, sulla base sia della capacità di attrarre maggiori investimenti, come del favore del management e dei dipendenti.
Il consiglio di amministrazione della KTA (Board of Directors) e' composta da quattro membri internazionali e quattro locali, nominati dall'SRSG. Tra i quattro membri internazionali trova posto il Vice SRSG per la Ricostruzione Economica. Il C.d.A. può delegare l'esercizio di tutti i suoi poteri non riservati all'amministratore delegato (Managing Director).
Il citato Land Use Regulation disciplina in forma specifica la trasformazione di ogni diritto relativo alle SOEs attraverso un processo chiamato spin-off, di seguito descritto.
Preliminarmente viene costituita un'impresa sussidiaria (subsidiary corporation) a nome della SOE, alla quale vengono trasferiti, mediante un particolare contratto di affitto (leasehold) novantanovennale, tutti o una parte dei beni e delle obbligazioni appartenenti alla SOE. Per converso, la titolarità del diritto di proprietà rimane, giuridicamente, alla collettività dei lavoratori in forza a quell'impresa alla data della privatizzazione.
A ben vedere, tuttavia, l'affitto novantanovennale cela di fatto un trasferimento di un diritto simile alla proprietà. Infatti si nota che tra i diritti nascenti dal contratto d'affitto vi sono il possesso e l'utilizzo della proprietà affittata, senza limiti di destinazione o fine economico, come anche la possibilità di costituire gravami come servitù, pegni, ipoteche e altre garanzie. Inoltre il leasehold può essere trasferito, se ne è titolare una persona fisica, anche in via di successione ereditaria o, nel caso di persona giuridica, mediante fusione, incorporazione e altri tipi di successione.
Costituita, dunque, l'impresa sussidiaria a responsabilità limitata, questa verrà trasferita ai privati, mediante una gara d'appalto. Ad ogni buon conto, vengono poste delle preclusioni soggettive per la partecipazione all'appalto, che in primis riguardano altre imprese pubbliche o di proprietà collettiva, come dipartimenti governativi o istituzioni controllate dal governo e persone fisiche o giuridiche nei cui confronti pendono procedimenti di bancarotta o insolvenza, ovvero persone fisiche condannate per un delitto commesso dopo il mese di giugno 1999 o che siano imputate in un procedimento penale. L'unica garanzia pecuniaria da fornirsi da parte dei concorrenti all'appalto è il deposito in cauzione di soli € 2.500,00.
Il vincitore della gara ha l'obbligo di depositare l'offerta dell'appalto entro 10 giorni dalla proclamazione, decadendo, in caso contrario, dal diritto di stipulare, entro 30 giorni dalla notifica della vincita, il sale agreement. La KTA non può comunque beneficiare del denaro o di quanto ricevuto come controprestazione dalla cessione dei beni sociali.
È prevista, inoltre, la creazione di liste di lavoratori, scelti in base a criteri di carattere sociale fissati dalle rappresentanze sindacali. I nominativi sono scelti tra coloro che sono registrati come lavoratori al momento della privatizzazione e figurano nel libro-paga dell'azienda "privatizzata" da almeno tre anni. I lavoratori cosi individuati hanno diritto ad una quota riservata pari al 20% dei ricavi provenienti dalla cessione delle quote dell'impresa sussidiaria di una SOE. Nella distribuzione del ricavato si tiene anche conto della durata del servizio svolto presso la SOE dal lavoratore titolato.
Per chi si ritenga danneggiato per essere stato escluso dalla predetta lista di lavoratori, è ammesso il ricorso avanti la Special Chamber della Corte Suprema del Kosovo. In ogni caso, l'intero ammontare di quanto ricavato dalla cessione dell'impresa sussidiaria deve essere distribuito non più tardi di 60 giorni dalla pubblicazione della lista dei lavoratori.
Un rapporto della Kaci , una NGO kosovara che studia questioni relative allo sviluppo economico, sociale e politico della regione, ha evidenziato come, all'inizio, gli esperti UNMIK furono confusi dall'esatta titolarità del diritto di proprietà collettiva e ritardarono l'approccio alla questione delle privatizzazioni. Inoltre, dovendosi rispettare la legge in vigore in Kosovo alla data del 24 marzo 1989, la proprietà collettiva si sarebbe dovuta in principio mantenere inalterata. Per superare l'impasse, l'UNMIK ha posto la propria attenzione sulla commercializzazione delle SOEs, lasciando in capo agli antichi proprietari collettivi (nella quasi totalità dei casi sconosciuti o comunque rifugiatisi in Serbia all'indomani della fine dei bombardamenti) la nuda proprietà delle medesime. Questo ha ingenerato confusione negli investitori in ordine ai reali diritti trasferiti.
Sul tema, l'ex Primo Ministro Rexhepi aveva dichiarato come le privatizzazioni intervenute in altri Stati dell'ex-Jugoslavia, come la Slovenia, avessero utilizzato un procedimento completamente diverso da quello scelto dall'UNMIK, aggiungendo che solo il completo riconoscimento dei titoli di proprietà potrebbe aiutare l'economia kosovara nella propria ripresa.
Tuttavia, altre due fondamentali problematiche gravano sul futuro delle privatizzazioni in Kosovo: da un lato l'immunità dei membri del consiglio di amministrazione dell'Agenzia da eventuali azioni giudiziarie nei loro riguardi, non del tutto pacifica; dall'altro l'atteggiamento del Governo di Belgrado, ostile a qualunque programma di privatizzazioni e pronto ad intraprendere azioni giudiziarie nei confronti dei contraenti della KTA.
L'esito del sistema di privatizzazioni è destinato ad influenzare in maniera fondamentale l'evoluzione del dialogo Belgrado - Pristina, e più in generale costituisce un precedente di incredibile importanza nella definizione dei poteri in capo alle Amministrazioni internazionali in genere e al Consiglio di Sicurezza in particolare. In definitiva infatti l'opera dell'UNMIK rimane saldamente vincolata alla creazione di un ambiente stabile e sicuro come alternativa ad una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale.
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