Una delegazione internazionale di enti dediti alla difesa della libertà di stampa è stata in missione in Croazia dal 21 al 23 giugno. Ne è scaturito il rapporto "Croazia: Libertà dei media in tempi turbolenti", che evidenzia forti pressioni politiche sui media
Pubblicato originariamente dall'Associazione dei Giornalisti in Croazia (HND) il 9 agosto 2016
Dal 21 al 23 giugno scorsi una delegazione di associazioni di giornalisti e di enti dediti alla tutela della libertà di stampa si sono recati in Croazia per analizzare la situazione dei media nel paese. Particolare attenzione è stata dedicata alla situazione della radio-televisione pubblica, HRT – Hrvatska Radiotelevizija . Sei rappresentanti di importanti associazioni per la libertà di stampa, membri della delegazione, hanno sottolineato la necessità che HRT assicuri una copertura bilanciata della campagna elettorale, in vista delle elezioni parlamentari che si terranno l'11 settembre.
Nel rapporto che ne è scaturito, il gruppo ha evidenziato che il problema cardine della libertà e dell'indipendenza della stampa nel paese è legato all'ingerenza dello Stato nell'emittente radiotelevisiva nazionale. Nel rapporto si denuncia la massiccia operazione di ristrutturazione dei quadri della HRT e i paradigmatici cambiamenti dei programmi che dimostrano il "tentativo del Governo uscente di colonizzare per i propri scopi l'emittente pubblica".
Lo scorso marzo, il Parlamento croato ha dismesso il direttore generale di HRT e nominato un sostituto, il quale ha subito provveduto a sollevare o spostare dai propri incarichi circa 70 giornalisti, in quella che i critici hanno definito come una purga "ideologicamente" motivata.
Nel mese di luglio, inoltre, il governo di coalizione HDZ-Most ha modificato la legge affinché il direttore sostituto potesse rimanere a ricoprire l'incarico fino alle elezioni parlamentari di settembre. Un'azione, viene scritto nel report, definita "sospettosa" e che rafforza l'accusa della deliberata politicizzazione dell'emittente.
Il rapporto riassume i risultati della tre giorni di missione tenutasi a giugno in Croazia, organizzata da SEEMO – South East Europe Media Organization e che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di altre cinque importanti organizzazioni internazionali: EBU - European Broadcasting Union, EFJ - European Federation of Journalists, ECPMF - European Centre for Press and MediaFreedom, IPI - International Press Institute e RSF - Reporters Without Borders. Ha partecipato in qualità di osservatore il rappresentante dell'ufficio dell'OSCE per la libertà dei media.
I delegati hanno preso parte a 20 incontri con rappresentanti del settore, dai giornalisti ai rappresentanti istituzionali – tra il quali anche la presidente della Repubblica Kolinda Grabar-Kitarović – fino agli esponenti di associazioni di categoria e della società civile, per esaminare in maniera approfondita il problema della libertà e dell'indipendenza dei media nel paese più giovane dell'Unione europea.
Tra i problemi sottolineati nel report, l'aumento di discorsi di stampo nazionalista e revisionista nella sfera pubblica del paese. Importanti figure con incarichi pubblici, compreso il vicepresidente dell'HDZ Tomislav Karamarko, hanno apertamente espresso l'intento di "liberarsi" dei media "di sinistra", mentre i giornalisti e i media che non hanno dimostrato sufficiente "patriottismo" sono stati ripetutamente tacciati di essere dei traditori.
I membri della delegazione hanno espresso preoccupazione per la mancata condanna da parte dei leader politici croati della manifestazione tenutasi nel gennaio del 2016, contro l'Agenzia per la regolamentazione dei media elettronici. In quell'occasione, i dimostranti hanno usato il saluto fascista contro il presidente del Consiglio dei media elettronici, di nazionalità serba.
"Questo silenzio", si legge nel report, "parla da solo".
Tra le altre cose, il report:
- condanna le continue omissioni di indagine da parte delle autorità preposte sui casi di attacchi e minacce a giornalisti;
- elogia le recenti riforme a tutela dei giornalisti introdotte nel Codice penale sulla diffamazione, ma sollecita il Parlamento a rivedere completamente la regolamentazione della diffamazione;
- invita il governo a riesaminare la decisione di escludere dai finanziamenti pubblici i media che pubblicano nelle lingue delle minoranze e i media no-profit;
- evidenzia le "serie omissioni" di monitoraggio e di rafforzamento del rispetto della legge sulla trasparenza delle proprietà dei media;
- sottolinea la necessità di solidarietà con le associazioni di giornalisti la cui libertà di stampa e indipendenza è minacciata.
La delegazione ha accolto favorevolmente i commenti della presidente della Repubblica Grabar-Kitarović, incontrata durante la missione di giugno, a supporto della salvaguardia dell'indipendenza dell'emittente HRT e sul tema della criminale diffamazione.
La delegazione è arrivata in Croazia il giorno successivo alla caduta del governo di coalizione HDZ-Most durato solo sei mesi. Il collasso del governo era seguito alle inchieste pubblicate dal settimanale Nacional, secondo le quali la moglie del presidente HDZ e il vice primo ministro Tomislav Karamarko avevano pagato dei lobbisti della compagnia energetica ungherese MOL, coinvolta in un arbitrato con il governo croato.
A seguito del voto di sfiducia al premier Tihomir Orešković del 16 giugno, il parlamento è stato definitivamente sciolto in luglio e il paese si è avviato alle elezioni anticipate di settembre.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto