È uscito per Natale Live a Tirana, l’ultimo disco di Musica Nuda. Uno splendido omaggio al caloroso pubblico albanese, protagonista del miglior concerto del Banda Larga Tour 2013
Dopo un anno in tour, Musica Nuda ha scelto l’Albania: il loro ottavo disco, il primo a uscire in versione esclusivamente digitale, si chiama Live a Tirana.
Da più di dieci anni Petra Magoni e Ferruccio Spinetti si divertono a spogliare la musica leggera nostrana e a portarla, nuda, in giro per il mondo. Una spudorata operazione artistica contrabbasso-voce che prima di affermarsi in patria ha riscosso enormi successi in Francia e nel resto d’Europa. Oltre Adriatico, però, questo strano duo italiano non era mai atterrato. Forse anche per questo la tappa albanese del 31 maggio 2013 si è trasformata in disco: un album nato per caso, senza cercarlo, dal caloroso incontro con gli ottocento spettatori del Teatro Nazionale dell’Opera e del Balletto. Una serata che chi, come me, ha avuto la fortuna di vivere,
non ha certo dimenticato.
Dietro le quinte
Carlo e io (un professore di lingua e uno stagista appassionati di musica) avevamo ricevuto incarico dall’Istituto Italiano di Cultura di fungere da tramite tra l’istituzione ospitante e il personale del teatro, per ottemperare alle eventuali esigenze tecniche dei nostri artisti. Un compito cui ci accingemmo non senza qualche apprensione, consapevoli del probabile divario che poteva verificarsi tra le legittime aspettative di un duo di livello internazionale e le reali risorse tecniche di un contesto a loro sconosciuto.
Alessio, il simpaticissimo fonico di Musica Nuda, ci aveva intrattenuto a lungo sugli strabilianti giochi di luce che aveva concepito per il nuovo live, un sogno scenografico che fu accantonato dopo pochi minuti di sopralluogo: era evidente che l’attrezzatura a disposizione non ne avrebbe consentito la piena realizzazione.
Ricordo ancora l’espressione di Alessio quando vide l’amplificatore da basso che gli avevamo procurato: "Non è esattamente la marca che volevate…", abbozzai. "Magari", rispose lui, con un sorriso toscano "è l’unica che Ferruccio non vuole, mai". Erano circa le cinque del pomeriggio: tre ore dopo i nostri beniamini sarebbero saliti sul palco del più importante teatro dell’Albania.
Il live
Pochi minuti di musica dissolsero ogni timore tecnico: fu immediatamente chiaro a tutti i presenti che si sarebbe trattato di un gran concerto. Tra palco e platea fu amore a prima vista; una sinergia spontanea, naturale, dovuta alla fusione tra la straordinaria performance (musicale e scenica) cui il duo è solito dare vita e la singolare popolarità della canzone italiana presso il pubblico albanese – una diffusione che non ha pari in nessun altro paese d’Europa.
La scaletta fu intelligentemente assemblata con questa consapevolezza: sebbene il tour di Musica Nuda fosse dedicato alla promozione dell’ultimo disco – Banda Larga, il primo esperimento con orchestra, contiene un energico mix di brani originali e cover internazionali – gli artisti adattarono lo spettacolo ai gusti del luogo, cucinando il meglio della canzone italiana d’autore (da Adriano Celentano a Fabrizio de Andrè, da Walter Malgoni a Lucio Dalla, e poi indietro, fino a Monteverdi, facendo visita a Gigliola Cinquetti) con i più grandi successi del rock mondiale (Another Brick in the Wall, Voodoo Child, Come Together…).
L’effetto fu devastante: di brano in brano, di battuta in battuta, il concerto si estese dal palco al teatro. «Galeotta fu», oltre alla scaletta, l’italofonia della maggioranza degli spettatori e la verve linguistica di Petra, la quale non si accontentò dei «mirëbrëma» e dei «faleminderit» di circostanza e fece volentieri sfoggio dell’albanese appreso in appena trentasei ore di permanenza: "Unë jam e lodur. Po ulem" ("Sono stanca, mi siedo"), si scusò, educatamente, a metà performance: un atteggiamento che ha sconcertato il pubblico di casa, abituato al tragico monolinguismo degli italiani.
Da cosa nasce un disco
Live a Tirana è, alla pari di altri dischi registrati dal vivo, un album figlio del momento in cui prese vita: difficilmente, in un altro contesto, gli artisti avrebbero abbinato un Garibaldi Blues sulle note di Fever – un omaggio all’Italia Unita e indirettamente al 2 Giugno, imminente Festa della Repubblica cui il concerto era dedicato – alla dolce interpretazione di Mamma mia dammi cento Lire, fotografia di un’Italia migrante che Petra volle introdurre così: "Succede a tutti di avere dei momenti negativi e di provare a stare meglio. Questa canzone parla proprio di questo, di quando gli italiani cercavano fortuna in altri paesi".
La sostanza artistica di questo disco non risiede, però, nell’originale selezione di brani che raccoglie, né nella loro esecuzione magistrale: risiede nel rapporto – oserei dire «personale» – che Petra, Ferruccio e Alessio hanno saputo creare con la città cui hanno reso visita: un’apertura che non poteva che essere ricambiata e che è il vero valore aggiunto, lo spirito, di questo album (ascoltare per credere).
La musica di oggi, si sa, è anche tecnologia: ma non esiste gioco di luci che avrebbe potuto creare l’atmosfera sprigionata dal pubblico albanese. La musica di oggi, si sa, è anche economia: ma in questo caso Tirana non è sulla copertina, è nel disco.
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