L'apertura del portale Jutarnji list

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Solo il 43% degli aventi diritto si è recato alle urne. Ma non vi era quorum e la maggioranza dei cittadini croati ha votato a favore dell’ingresso nell’Unione europea. Il primo luglio dell'anno prossimo la Croazia diverrà il 28° membro dell’UE

23/01/2012 -  Luka Zanoni

“La Croazia va in Europa”, “La Croazia ha deciso”. Sono solo alcuni dei titoli di stamane sui quotidiani croati. Al referendum che si tenuto ieri, 22 gennaio, i favorevoli all’ingresso della Croazia nell’Unione europea sono stati il 66%, mentre i contrari il 33%. Con un’affluenza di poco superiore al 43%, la Croazia supera la già bassa affluenza registrata dall’Ungheria, 45,62%, quando votò l’ingresso nell’UE al referendum del 2003 (ma all’epoca i sì ungheresi furono oltre l’83%).

Come hanno votato le contee

L’affluenza più alta è stata registrata nella città di Zagabria (oltre 720mila elettori), il 55% degli aventi diritto, dei quali il 68% ha votato favorevolmente all’ingresso nell’UE e il 32% contro. Tra le aree più euroscettiche vi è invece la contea della Dalmazia meridionale, Dubrovnik-Neretva, dove il “sì” è stato del 57% e il “no” del 42%, e la contea di Spalato, dove in totale i favorevoli sono stati il 59% e i contrari il 41%. A Vukovar trionfa invece il “sì” col 72%, nonostante la bassa affluenza, 39%. Il record di affluenza negativa va alla contea della Lika-Senj, che da 19 anni è governata dall’HDZ: solo il 35% dei cittadini di questa contea sono andati a votare, il “sì” ha ottenuto il 70% e il “no” il 29%.

Infine, una curiosità. A Pakoštane, città natale di Ante Gotovina, non è servito a molto l’appello di quest’ultimo dal carcere dell’Aja con cui ha invitato a votare a favore dell’ingresso nell’UE, il giorno prima del referendum. Nella città dell’ex generale condannato in primo grado per crimini di guerra ad una pena di 24 anni, i “sì” sono stati il 50% mentre i “no” il 49%, là dove il dato generale della contea di Zara a cui la città appartiene è stato 62% di “sì” e 38% di “no”.

Le prime dichiarazioni post referendum

“Sono soddisfatta del voto e farò di tutto per non tradire la fiducia dei cittadini”, ha commentato il ministro degli Esteri Vesna Pusić in una delle prime dichiarazioni in TV, dopo la chiusura dei seggi. Mentre riguardo alla bassa affluenza alle urne Pusić ha precisato che “anche al primo turno delle presidenziali del 2009 l’affluenza era stata del 44%. Poi, va considerato – aggiunge il ministro croato – che è la seconda volta in due mesi che i cittadini vanno a votare e non è facile motivarli con due scadenze così ravvicinate”. 

Invece, per il sindaco di Zagabria Milan Bandić, se il referendum si fosse tenuto solo poche settimane dopo la data prevista, molto probabilmente in molti non avrebbero votato “sì”. Bandić ha fatto riferimento anche alla poca tolleranza nei confronti degli euroscettici. Sabato scorso a Zagabria circa duecento dimostranti hanno manifestato contro l’ingresso della Croazia nell’UE. Scontri tra polizia e manifestanti hanno portato al fermo di alcune persone.

Il presidente della Repubblica Ivo Josipović, oltre alle dichiarazioni ufficiali, si è attivato subito sul suo canale facebook per complimentarsi per la vittoria e per ringraziare chi ha preso parte al voto “sia quelli che hanno votato sì che quelli che hanno votato no, perché entrambi si sono preoccupati per la Croazia”, aggiungendo infine poi di essere certo che "il futuro dimostrerà quanto il nostro sì all’Europa sia stato una decisione importante e corretta”.

Mentre il premier Zoran Milanović, pur sottolineando di aspettarsi un’affluenza più alta, ha dichiarato: “Per la prima volta nella storia una decisione così importante l’abbiamo presa da soli”.

Tiepidi  i commenti degli analisti

I più tiepidi nei commenti sono stati gli economisti, consapevoli che la Croazia non cambierà da un giorno all’altro grazie al referendum, che le difficoltà economiche del Paese sono ancora tutte da affrontare e che la stessa Unione è attraversata da una crisi senza precedenti. “È un bene che abbiamo votato per l’Unione europea ed io stesso l’ho fatto. Ma non coltiviamo illusioni sul fatto che l’UE risolva i nostri problemi. È un pensiero totalmente errato. I nostri debiti e il nostro deficit restano a noi”, ha commentato l’analista economico Ljubo Jurčić al portale Index.hr.

Insomma, anche senza una grande euro-euforia, la Croazia dopo nove anni, tanto è durata la strada verso l’UE, ha compiuto anche l'ultimo passo. Dal primo luglio 2013 sarà ufficialmente il 28° membro dell’Unione.  Ma già da questa mattina il ministro degli Esteri Vesna Pusić è seduto al tavolo del consiglio dei ministri degli Esteri dell’UE a Bruxelles.


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