Il tribunale di Zagabria condanna, con la condizionale, il noto scrittore Predrag Matvejevic a cinque mesi di reclusione per un testo pubblicato quattro anni fa da un quotidiano croato. Una sentenza che ha provocato stupore e indignazione da parte di scrittori e giornalisti di tutto il mondo
Uno degli scrittori croati più famosi e più tradotti, membro della direzione del PEN Club internazionale, Predrag Matvejevic potrebbe andare in prigione per cinque mesi se nei prossimi due anni pubblicherà un testo simile a quello pubblicato dallo "Jutarnji list" quattro anni fa, il cui titolo era "I nostri talebani". Il tribunale di Zagabria ha ritenuto che Matvejevic, scrivendo sugli scrittori che nel 1990 si erano messi al servizio della macchina di istigazione bellica dei leader nazionalisti di Serbia, Croazia e Bosnia ed Erzegovina, ha commesso il reato penale di ingiuria, per aver annoverato il poco conosciuto scrittore Mile Pesorda nel gruppo di scrittori ai quali si riferiva il titolo del suo saggio "I nostri talebani".
Il giudice Nenad Lukic, ha giudicato il fatto come un'offesa e ha assegnato a Matvejevic cinque mesi di prigione, a dire il vero con la condizione, che dovrà andare in prigione solo se nei prossimi due anni dovesse ripetere lo stesso reato penale.
"Non rispetterò questa sanzione condizionale e non accetterò che per questo mi tappino la bocca. Anzi, nel prossimo periodo ripeterò quel personale giudizio che ho pronunciato, e suppongo che alla fine per questo finirò in carcere" - dice il famoso scrittore croato che oggi vive a Roma.
Matvejevic non ha voluto ricorrere in appello, perché - come dice lui stesso - "significherebbe che in qualche modo prendo in considerazione sia la condanna che colui che l'ha data".
E la parte incriminata del testo dove Matvejevic parla di come alcuni scrittori del territorio della ex Jugoslavia portino una grande colpa per la morte e per i crimini nelle guerre accadute con la dissoluzione della Jugoslavia - e che a causa loro bisognerebbe fondare un tribunale speciale, "migliore e più severo dei tribunali che dopo la Seconda guerra mondiale da noi e in Europa hanno processato gli scrittori collaborazionisti"- testualmente dice così:
"Sarebbe una buona cosa se esistesse un tribunale speciale, più alto di quello dell'Aia, per poter giudicare di fronte al pubblico tutti quelli che sono colpevoli di ciò che è accaduto e che innanzitutto faccia i nomi: di chi ha preparato e istruito il "duce" (Dobrica Cosic e i suoi tirapiedi), di chi ha sostenuto il "supremo" e ha impiegato la propria penna ottusa nel giustificare l'aggressione della Bosnia Erzegovina (Ivan Aralic, per esempio), di chi ha tenuto il microfono sotto la barba dei suonatori di gusle e decantava le loro gesta mentre batteva su Sarajevo (Momo Kapor). E tutti gli altri che stavano dalla parte del crimine, che incitavano a farlo, che lo hanno nascosto, giustificato in vari modi e tuttora cercano di giustificarlo: Matija Beckovic il quale ha reso infelice il suo talento, Djogu i Nogu, con la loro bruttissima mistica, Angelko Vuletic, l'aiutante di Boban e di Tuta, Mile Pesorda che addirittura chiamava 'serbizzati' i suoi colleghi rimasti a Sarajevo sotto gli attacchi dei cetnici".
Pertanto se Matvejevic, nei prossimi due anni, dovesse ripetere considerazioni simili, finirà in carcere dove dovrà trascorrere cinque mesi. Così a Matvejevic potrebbe accadere proprio ciò contro cui, come membro del PEN club internazionale, ha fermamente lottato negli ultimi anni, cioè contro la possibilità che gli scrittori a causa delle loro opere finiscano dietro le sbarre.
La condanna di Matvejevic, con la quale un autore di un testo pubblicato sui giornali viene condannato al carcere, è la terza di quest'anno. Essa ha sbalordito l'opinione pubblica locale, ma ha pure suscitato una forte eco nell'opinione pubblica europea, che conosce Matvejevic come un rispettabile letterato che per il suo lavoro ha ricevuto eccezionali riconoscimenti internazionali, quali l'ordine francese della "Legione d'onore" o il premio letterario italiano "Strega". Reporter senza frontiere hanno espresso "disgusto" per questa sentenza, avvertendo che la legge croata "tuttora non consente ai giornalisti di lavorare liberamente e senza il rischio del carcere", nonostante la Croazia stia negoziando sull'adesione all'Unione europea. Reporter senza frontiere hanno invitato la Zagabria ufficiale a modificare immediatamente la legge sui media.
A difesa di Matvejevic sono scesi in campo anche prominenti scrittori italiani, firmando un appello contro la sentenza, che è stato inviato all'ambasciatore croato a Roma. Sostenendo di essere rimasti "di stucco e colpiti" dalla sentenza contro lo scrittore croato, i suoi colleghi italiani affermano: "Puntare il dito contro gli intellettuali e gli scrittori che hanno spesso infiammato le passioni nazionalistiche e aiutato i 'signori della guerra' presuppone una ricerca difficile e rischiosa, ma è un atteggiamento coraggioso e necessario. Il termine 'talebano che il tribunale ha qualificato come "offesa e diffamazione' può essere interpretato in vari modi, anche come una metafora letteraria e come l'espressione di un giudizio critico" - si legge nell'appello degli scrittori italiani
Il presidente del PEN croato, Zvonko Makovic, ha definito la sentenza "scandalosa", sostenendo che è stata emessa nel momento in cui "si parla dell'avvicinamento all'UE, e pertanto a tutti gli standard europei, e quindi anche alla giustizia", e poi che una tale sentenza "rivela la totale confusione che regna in questo paese".
La nota avvocatessa di Zagabria, esperta della legislazione riguardante i media, Vesna Alaburic crede che la modifica della legge penale, nonostante l'annuncio della ministra della giustizia Vesna Skare-Ozbolt, continui rappresentare una minaccia alla libertà d'espressione di scrittori e letterati. "Colui che si è comportato nell'interesse pubblico, col desiderio di indicare pubblicamente alcuni problemi che considera rilevanti, o con l'intento di esprimere un'opinione su comportamenti inaccettabili, non dovrebbe essere punito per ingiuria", afferma Alaburic.
Anche il premier croato Ivo Sanader, ma in veste di membro della Società degli scrittori croati e del PEN croato, ha detto di ritenere "inaccettabile" la condanna che il Tribunale di Zagabria ha emesso contro Matvejevic. "Come presidente del Governo croato non posso e non voglio immischiarmi nelle decisioni degli organi giudiziari della Croazia, e non posso nemmeno fare commenti sulla condanna contro lo scrittore Predrag Matvejevic. Ma come membro della Società degli scrittori croati e come membro del PEN club croato desidero dire che secondo la mia profonda convinzione è inaccettabile che oggi vengano emesse condanne del genere contro gli scrittori. Dall'altra parte indubbiamente c'è anche il fatto che la libertà e la democrazia includono anche la responsabilità per la parola scritta o detta", ha detto Sanader.
La ministra croata della giustizia Vesna Skare Ozbolt ha annunciato che verrà modificata la legge nella parte che si riferisce all'ingiuria, e che per tale atto penale non sarà più prevista la sanzione con il carcere. Tuttavia nonostante si parli di ciò da parecchio tempo, tali modifiche della legge non sono ancora giunte al parlamento.
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