Tra il 13 e il 14 giugno è esondato il fiume Vera. Oltre 20 le vittime e centinaia gli sfollati. Gli animali dello zoo in fuga per la capitale Tbilisi
Negli ultimi giorni, la capitale della Georgia, Tbilisi, si è trovata al centro dei riflettori mondiali a causa di un’alluvione che ha provocato danni ingenti e diversi morti. Stando agli ultimi dati forniti dalle autorità georgiane, si parla di 21 vittime accertate e di 457 sfollati. Ma il computo, purtroppo, continua a salire di giorno in giorno, e i media locali parlano di ulteriori dispersi. Migliaia di persone inoltre sono rimaste a lungo senza elettricità e senza acqua.
Avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 giugno, l’alluvione è stata provocata dall’esondazione della Vera – un piccolo affluente del fiume Mtkvari (detto altrimenti Kura), il principale corso d’acqua della città – che in seguito a una pioggia di notevole intensità ha travolto macchine, numerose abitazioni e anche quello che è divenuto nel frattempo il simbolo mediatico di questa tragedia: lo zoo cittadino, dal quale sono fuggiti molti animali, e diversi altri hanno trovato la morte. Nelle ore successive alla tragedia, il premier georgiano Irakli Garibashvili ha proclamato per il 15 giugno una giornata di lutto nazionale in memoria delle vittime dell’alluvione. A molti degli sfollati è stato offerto un rifugio temporaneo, utilizzando anche alcuni alberghi della città.
Gli eventi, al di là delle tragedie e della cronaca, hanno avuto anche un risvolto politico, finendo per investire il già debole governo del primo ministro Irakli Garibashvili, accusato di inettitudine nella gestione dell’emergenza e soprattutto – come d’altronde i governi precedenti – di non aver fatto nulla per scongiurare quella che molti definiscono come una tragedia annunciata. Così, in una Tbilisi fortemente segnata dagli eventi e in parte ancora sommersa dal fango, non sono mancate in queste ore manifestazioni di protesta spontanee nelle strade cittadine.
Una tragedia annunciata?
Ciò che molti rivendicano, non a torto, è che si sarebbe potuto evitare il disastro prestando più attenzione ai molti segnali presentatisi negli ultimi anni. Come riportato dall’ufficio dell’ONU per la riduzione del rischio di disastri, la Vera aveva travolto i suoi argini diverse volte nel recente passato, in epoca sovietica e due volte anche dopo l’indipendenza, fra cui l’ultima solo tre anni fa. Questa l’impressionante serie di inondazioni dovute al piccolo fiume, di cui quella di questi giorni rappresenta solo l’ultima e la più devastante: 1960, 1963, 1972, 1995 e 2012. Sotto accusa, in queste ore, sono anche il progetto di un’autostrada realizzata nel 2009, che avrebbe avuto un impatto negativo sull’esondazione del fiume, e più in generale il pessimo stato delle infrastrutture della capitale, in larga parte rimasto ancora lo stesso ereditato dall’epoca sovietica.
Animali dello zoo in fuga dall’alluvione
Molte persone sono scese in strada anche per dimostrare la loro solidarietà a Zurab Gurielidze, direttore dello zoo colpito dall’alluvione, a cui in un primo momento – insieme a due dei suoi collaboratori – erano state rivolte accuse di negligenza e responsabilità riguardo alla fuga degli animali dello zoo, che ha purtroppo prodotto delle vittime. La protesta, avvenuta il 17 giugno di fronte agli uffici del governo a Tbilisi, è stata un’ulteriore manifestazione del malcontento della società civile georgiana, che tende piuttosto a imputare alla politica una responsabilità per l’accaduto.
Tornando allo zoo, non sono mancati episodi surreali – anche se purtroppo a volte tragici – in seguito al riversarsi di alcuni dei suoi ospiti nelle strade di Tbilisi. È capitato così, ad esempio, che le forze speciali abbiano abbattuto una tigre bianca responsabile della morte di un uomo di 43 anni, Otar Tsukhishviliin, ucciso dall’animale in un edificio abbandonato nel centro di Tbilisi, in prossimità di piazza degli Eroi. L’animale – in un primo momento dai più creduto un leone – è stato abbattuto da polizia e forze speciali dopo essere stato identificato e circondato in un complesso di garage e magazzini. Le foto dell’animale abbattuto hanno fatto il giro del mondo, destando non poche critiche. Oltre a questa, si parla di un’altra tigre e di una iena che si aggirerebbero tuttora nelle vie cittadine, generando la paura e lo sgomento di molti abitanti della capitale.
Meno tragica, per fortuna, la storia di un pinguino africano fuggito dallo zoo e che, dopo aver nuotato per circa 60 chilometri, è stato ritrovato e messo in salvo nei pressi del confine con l’Azerbaijan. Ma il più celebre protagonista, assurto a simbolo di questa tragedia, è stato un ippopotamo, a cui persino il Guardian ha dedicato in questi giorni un articolo. L’animale, chiamato Begi, fotografato da diverse persone nelle strade del centro di Tbilisi, è stato sedato con un tranquillante e anch’esso tratto in salvo. La sua immagine bonaria, rassicurante e ironica viene ora utilizzata per una raccolta fondi nata per aiutare sia lo zoo che le persone colpite dell’alluvione: si tratta del Tbilisi Hippo Fund.
“Colpa” dei comunisti
In questo clima fra il tragico e il surreale hanno destato non poco scalpore anche le dichiarazioni del patriarca della chiesa georgiana Ilia II, ampiamente riportate dalla stampa locale. Oltre a impartire benedizioni ai molti volontari impegnati in queste ore nella capitale, il patriarca ha pensato bene di prendersela con i comunisti, responsabili a suo avviso di aver creato lo zoo in epoca sovietica con i beni sottratti alla chiesa. Una maledizione questa, a suo dire, che avrebbe finito per ripercuotersi su questo luogo “fondato sul peccato”, provocando puntuale la punizione divina.
Soltanto positiva, invece, è la corsa alla solidarietà che in queste ore sta dando un importante contributo a risollevare il paese e quanto colpiti dalla sciagura. Come annunciato ieri, a quattro giorni dall’alluvione sarebbero stati raccolti ben 15 milioni di lari georgiani, pari a oltre 5 milioni di euro.
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