Macedonia: cimici e marionette
11 febbraio 2015
Muro contro muro. Si fa sempre più complessa e tesa la situazione politica in Macedonia. Lunedì, il leader dell'opposizione socialdemocratica (SDSM), Zoran Zaev, ha accusato il governo del premier Nikola Gruevski di utilizzare i servizi segreti per sorvegliare illegalmente attivisti, giornalisti, accademici, giudici e politici, sia dell'opposizione che della stessa maggioranza.
Secondo Zaev, sarebbero almeno 20mila le persone sottoposte alla sorveglianza dei servizi segreti. A supporto delle accuse, in conferenza stampa Zaev ha reso pubbliche alcune registrazioni che proverrebbero dalle attività di sorveglianza volute da Gruevski, leader dei conservatori della VMRO-DPMNE.
Lo stesso premier ha replicato accusando Zaev di essere una “marionetta di servizi segreti stranieri”, e ha respinto la tesi del leader dell'opposizione come “uno scenario montato ad arte negli interessi di una parte terza, che lavora ai danni della Macedonia”.
Le dichiarazioni di Zaev – annunciate nelle scorse settimane come una “bomba” nei confronti dell'esecutivo, sono state precedute da un'indagine della polizia macedone denominata “Putsch”. Secondo la polizia di Skopje, proprio Zaev (insieme ad altre persone, anche legate ai servizi di sicurezza) si sarebbe macchiato dei reati di spionaggio e tentativo di sovversione dell'ordine costituzionale.
Secondo le accuse, Zaev si sarebbe procurato i materiali compromettenti della “bomba” tramite la collaborazione con servizi segreti di paesi terzi, con l'obiettivo di ricattare Gruevski e convincerlo a creare un governo di emergenza insieme alla SDSM.
Gli stessi socialdemocratici hanno annunciato di voler procedere ad accuse formali, ma al momento nessuna denuncia formale sembra essere arrivata negli uffici della Procura. “In Macedonia l'abuso dei servizi di sicurezza è diventato una regola. E questo che vogliamo portare alla luce”, ha dichiarato ad Aljazeera Balkans la vice-presidente del SDSM Radmila Šekerinska.
Nello scontro frontale tra opposizione e governo, si fatica a vedere oggi una via d'uscita. A sbrogliare la matassa proverà il Commissario per le politiche di vicinato e i negoziati per l'allargamento UE Johannes Hahn, atteso a Skopje per la settimana prossima.
Fino ad oggi, però, a parte ribadire la necessità di “procedure trasparenti” nella gestione delle indagini, l'Unione – distratta da altre priorità, vedi crisi ucraina - non ha gettato il proprio peso nella risoluzione di uno scandalo che mette sempre di più in luce le profonde debolezze della democrazia macedone.