Macedonia: leader dell'opposizione accusato di tentato golpe

3 febbraio 2015

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Il leader dell'opposizione accusato di tradimento, spionaggio internazionale e tentativo di colpo di stato. Una storia che sembra uscire dalle pagine più cupe di George Orwell, e che dalla fine della settimana scorsa sta facendo tremare la fragile democrazia macedone.

Zoran Zaev, guida del partito socialdemocratico, non può lasciare il paese e ha dovuto restituire il proprio passaporto. Viene accusato, insieme ad altre tre persone (tra cui l'ex capo dei servizi segreti Zoran Verusevski) di aver complottato con agenti di servizi stranieri per ottenere materiali compromettenti nei confronti del governo a trazione VMRO guidato dal premier Nikola Gruevski.

Sabato scorso Gruevski, padre-padrone della politica macedone da quasi un decennio, ha dichiarato in tv che Zaev avrebbe paventato la pubblicazione di stralci di conversazioni “bollenti” tenute da esponenti del governo. Per evitare lo scandalo, lo stesso Zaev avrebbe chiesto la creazione di un governo di transizione, con la partecipazione dei socialdemocratici.

I materiali compromettenti, secondo il racconto di Gruevski, sarebbero stati ottenuti, per stessa ammissione di Zaev, dai “servizi segreti di un altro paese”. Alcuni media macedoni, come Dnevnik, hanno pubblicato un breve video che supporterebbe le dichiarazioni del premier.

Il leader dell'opposizione ha dichiarato più volte nei mesi scorsi di avere a disposizione documenti “bomba”, in grado di far emergere comportamenti illegali dell'attuale governo, tanto da provocarne le dimissioni.

In Macedonia, segnata negli ultimi anni da uno scontro sempre più aperto tra governo e opposizione e da crescenti apprensioni sulla salute della democrazia nel paese, il nuovo scandalo ha diviso ancora una volta gli animi. Da una parte chi sostiene che l'operazione sia un tentativo di mettere a tacere gravissime accuse contro l'esecutivo Gruevski, dall'altra chi accusa apertamente Zaev di tradimento.

Anche l'Unione europea ha espresso profonda preoccupazione sulla vicenda. “Si parla di accuse molto pesanti, ribadiamo la necessità di un'indagine indipendente e trasparente”, ha dichiarato la portavoce UE Maja Kocijančič.