Domenica 28 il Paese va al rinnovo del Parlamento. Ma è la terza volta in un anno e mezzo. Ed è alto il rischio di replicare il flop del 5 settembre scorso, quando al referendum costituzionale toccò un astensionismo del 70%. Il governo di Filat lancia gli spot contro la fuga dai seggi. E cresce il ruolo delle ong
Obiettivo numero uno: riportare i moldavi in cabina elettorale, e scongiurare la profonda sfiducia nelle istituzioni dimostrata dall'astensionismo record dell'ultima consultazione.
Così, in questa vigilia di legislative anticipate, previste domenica 28 novembre, la campagna tv e web sulla partecipazione al voto – finanziata dalla Commissione Elettorale Centrale e dall’Unione Europea – punta tutto sull'appello a non disertare le elezioni: “Soro Lume, votează!” (Fratello mondo, vota!) è uno dei payoff scelti.
Molti spot infatti sono rivolti ad un target cruciale, numeroso e assenteista quando si tratta di elezioni: i residenti all’estero. Ricorderanno loro che possono votare nelle sedi consolari, opportunità sfruttata da ben pochi nelle scorse tornate.
Nel referendum di settembre scorso il 70% di elettori disertò le urne
D'altronde, alle terze elezioni parlamentari indette in Moldavia nell'arco di un anno e mezzo, il rischio di un calo dell’affluenza rimane alto, soprattutto dopo il brutto segnale del referendum costituzionale, letteralmente naufragato lo scorso 5 settembre a causa dell'astensionismo record, con poco più del 30% di elettori alle urne.
Per favorire la partecipazione, anche Bucarest ha dato man forte. I moldavi che vivono in Romania potranno infatti viaggiare in treno gratuitamente il 28 novembre verso i seggi allestiti sul territorio romeno.
Tutto mentre dall'estero si impongono notizie come quelle dal vertice Nato di Lisbona, dove il premier romeno Traian Basescu è stato ripreso a discutere in modo acceso con il suo omologo francese Nicolas Sarkozy.
Basescu snobbato al vertice di Lisbona anche per gli immigrati moldavi?
Mentre i giornali romeni azzardano varie ipotesi – tra le quali predomina la polemica fra i due Paesi sull'espulsione dei rom dalla Francia – alcuni giornali moldavi ipotizzano, riferendosi proprio a ciò che ha detto Sarkozy in conferenza stampa, che la tensione di Lisbona sia potuta nascere "dalla poca chiarezza, oltre che a causa degli scarsi controlli sul confine orientale romeno".
Per il primo ministro francese, infatti, l’area Schengen non sarebbe sicura a queste condizioni con l’allargamento a Romania e Bulgaria, mentre, nel gennaio 2009, Basescu aveva ribadito durante una visita a Chişinău che la Romania non avrebbe mai firmato un trattato che disciplina la nuova linea di confine.
Per poi, come spesso accade, tornare sui suoi passi l’8 novembre scorso, data in cui il Ministro degli Esteri romeno ha firmato insieme al premier moldavo Vlad Filat il trattato che riconosce nel fiume Prut il confine tra i due Stati. Trattato, però, che, al momento, non sembra comunque adeguato per la Francia.
Elezioni a getto continuo e la crescita della società civile
Il frequente ricorso alle urne negli ultimi mesi ha portato instabilità, ma almeno un vantaggio l’ha dimostrato: ha oliato i meccanismi democratici, in particolare aumentando l’influenza, il controllo e il dinamismo delle organizzazioni della società civile.
Vari gruppi di Ong monitorano gli eventi elettorali, seguono i dibattiti, pongono all’attenzione dei candidati temi scottanti o priorità per il Paese.
Di particolare rilievo l’“Iniziativa Civica per un Parlamento Pulito”: al motto di “conosci il tuo candidato!” sono stati stampati ben 200 mila opuscoli per fornire più informazioni agli elettori.
Spunta la "lista nera", avvio di un'anagrafe pubblica degli eletti
Rilanciata con forza dopo l’iniziativa di fine 2008 (con l’immancabile sostegno della Fondazione Soros), le Ong promotrici hanno individuato una “Lista Neagră” (lista nera) con trenta candidati, poco presentabili, di cui ventuno del Partito Comunista.
Tra i criteri utilizzati per stilare la lista, l’uso impoprio di risorse pubbliche, gli interessi personali in atti pubblici, l'evasione fiscale e rendite non giustificate legalmente.
Nessun partito, però, ha replicato alla presentazione della “lista nera”, nè ha modificato l’elenco dei propri candidati. Spetterà quindi direttamente ai cittadini trarne le conseguenze.
Par condicio, stop agli introiti pubblicitari se la tv favorisce un partito
Anche la par condicio mostra segni di consolidamento. Il canale tv Channel Nit, per esempio, non potrà trasmettere spot commerciali per cinque giorni per aver dedicato oltre il 40% dei notiziari al Partito Comunista.
Il nuovo sistema elettorale intanto ha spinto più formazioni politiche e candidati indipendenti a scendere nell’arena.
L’attuale meccanismo, infatti ha abbassato la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento al 4% per i singoli partiti (era il 6% ad aprile 2009 e il 5% a luglio 2009) e dal 3% del 2009 al 2% per i candidati indipendenti.
Sono così in lizza ben 20 partiti (erano stati 15 e 10 nelle tornate elettorali del 2009) e altrettanti i candidati indipendenti (6 e 0 nel 2009).
Scende al 4% la soglia di sbarramento, si cambia anche per i seggi non assegnati
Un’ulteriore sottile modifica del sistema elettorale potrebbe riservare qualche sorpresa.
I voti espressi per candidati indipendenti e partiti che non raggiungono le soglie minime sono stati ridistribuiti nelle ultime elezioni secondo il metodo “d’Hondt” che prevede una divisione del totale dei voti di ogni lista per 1,2,3,4,5... fino al numero di seggi da assegnare nel collegio, attribuendo poi i seggi disponibili in base ai risultati in ordine decrescente.
In questa consultazione, invece, i seggi non assegnati saranno distribuiti tra tutti i partiti entrati in Parlamento, uno per ciascun partito, in modo decrescente.
Questo metodo – chiamato anche “Formula Robin Hood” per il suo meccanismo apparentemente egualitario – favorisce i partiti liberali: entrando in Parlamento in 3-4, otterranno più benefici del Partito Comunista, favorito nelle consultazioni precedenti dagli effetti metodo d’Hondt, calibrato per rafforzare il partito più forte.
Modifiche su misura per i partiti liberali
I partiti liberali sperano così di raggiungere i fatidici 61 seggi necessari per eleggere il Presidente della Repubblica.
Possono inoltre giocare la carta della loro recente esperienza di governo, anche se i contenuti della campagna elettorale e le scelte di comunicazione non sono molto diverse dal 2009.
Il premier uscente Flad Filat in questi giorni sta provando a spostare l’ago della bilancia facendo pesare la credibilità internazionale, vera o presunta, che la Moldavia ha acquisito in questi mesi, oltre agli aiuti sociali che il governo è riuscito a dare alle fasce più deboli (ecco il suo filmato elettorale su Youtube).
Intanto i sondaggi condotti nelle ultime tre settimane forniscono dati contrastanti, ma tutti mostrano il partito comunista in calo, e 3 o 4 partiti dell’Alleanza Europea in Parlamento attestati tra i 56 e i 66% dei voti. Le piccole e non casuali modifiche alla legge elettorale potrebbero stavolta giocare un ruolo decisivo.
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