Parata a Chişinău - N.Ghilaşcu

Parata a Chişinău - N.Ghilaşcu

La Repubblica di Moldova compie vent'anni. Per festeggiare, il governo di Chişinău ha organizzato una parata militare e riunito i cinque presidenti eletti in questo ventennio. Il bilancio, però, presenta luci ed ombre: il Paese resta diviso dalla disputa territoriale in Transnistria, e le prospettive di integrazione europea sono ancora fragili

31/08/2011 -  Natalia Ghilaşcu Chişinău

Sabato scorso (27.08) la Repubblica di Moldova ha celebrato vent'anni di indipendenza dall'Unione sovietica. La giornata è iniziata con una parata militare costata al governo mezzo milione di euro. Il primo parlamento e quello attuale si sono riuniti davanti al monumento di Ștefan cel Mare, principe di Moldavia dal 1457 al 1504. A vent'anni dall'indipendenza, la Moldavia si trova però ancora di fronte a molti problemi. È il Paese più povero d'Europa, non ha un presidente in carica e rimane divisa dal conflitto secessionista in Transnistria.

La lezione del primo presidente

Nonostante la società moldava sia divisa fra chi vuole entrare nell'Unione europea (70%) e chi guarda ad un'alleanza strategica con la Russia (50%) [una parte consistente degli intervistati supporta entrambe le alternative, ndr], le celebrazioni sono state un'occasione per riflettere su errori e insuccessi. Per festeggiare e mandare messaggi d'incoraggiamento ai tre milioni e mezzo di abitanti che a differenza di tanti concittadini, hanno deciso di non emigrare, il Primo ministro Vlad Filat ha organizzato un grande concerto e riunito per la prima volta i cinque presidenti eletti nella storia della Repubblica.

Dal giorno dell'indipendenza, circa 600mila cittadini moldavi hanno cercato fortuna altrove. Solo nell'ultimo anno, nel Paese sono entrate rimesse per circa 1,25 miliardi di dollari, l'equivalente del budget annuale dello Stato. Mircea Snegur, il primo presidente della Repubblica, ha dichiarato che i moldavi dovrebbero amare il proprio Paese e sacrificarsi per la sua prosperità futura.

Dopo otto anni di governo del Partito comunista, l'attuale Parlamento presenta una maggioranza democratica, che però non è riuscita ad eleggere un presidente. Il Partito comunista, ora all'opposizione, osteggia ogni candidato dell'Alleanza per l'integrazione europea. La contesa dura da oltre due anni e si ripeterà probabilmente alla fine di quest'anno. Durante la presidenza di Petru Lucinschi, la Moldavia è diventata uno stato parlamentare. Ora, secondo lo stesso Lucinschi, la Moldavia dovrebbe modificare l'attuale legge elettorale introducendo un sistema in cui il 30% seggi verrebbe assegnato proporzionalmente su base nazionale, mentre il resto dei parlamentari emergerebbe da 32 distretti uninominali.

Indipendenza e crisi d'identità

Celebrazione del ventennale dell'indipendenza della Moldavia

Celebrazione del ventennale dell'indipendenza della Moldavia

A vent'anni dall'indipendenza, la Moldavia è ancora in crisi d'identità. Ne ha parlato Vladimir Voronin, terzo presidente e attuale leader del Partito comunista. Una parte della popolazione si sente romena, l'altra moldava. Secondo Voronin, una società divisa non fa giustizia alla democrazia: “E' una minaccia per l'indipendenza del nostro Paese”. Voronin ha proposto all'attuale coalizione democratica un progetto di unificazione nazionale in cui avrebbe un ruolo anche il Partito comunista.

Dal 1994, la Costituzione ha visto un grosso cambiamento con il cambio della lingua ufficiale dal “romeno” al “moldavo”. Nel 2006, durante il governo comunista, nelle scuole la storia della Romania è diventata “storia integrata”, con riferimento esclusivo alla provincia di Bessarabia (che corrisponde, più o meno, all'attuale Repubblica di Moldova), decisione che ha provocato proteste di massa. Mihai Ghimpu, facente le funzioni di presidente nel 2010, ha trovato un momento per ricordare che questa decisione aveva il solo scopo di sviluppare una nuova identità moldava. “Noi siamo e rimarremo romeni. I popoli di tutte le province romene, Moldavia, Muntenia (o Grande Valacchia), Transilvania, parlano romeno. Per vent'anni abbiamo promosso una falsa identità e per questo siamo diventati il Paese più povero d'Europa”.

Dall'indipendenza all'Europa

La classe politica ha una lezione da trarre da vent'anni di crisi e transizione. Almeno per l'attuale presidente Marian Lupu, questa lezione dev'essere l'unità, a prescindere dalla lingua o dall'identità. “Questo è il Paese che vorrei vedere. Siamo riusciti a costruire una coscienza statale, è già tanto. La Moldavia non è una fase né un progetto temporaneo, è uno Stato. A prescindere dall'identità russa, romena, gagauz, ucraina o bulgara, siamo tutti moldavi e questo è il cammino verso l'Unione europea”.

Iurie Leanca, ministro degli Esteri, ha dichiarato ai giornalisti che sarebbe prematuro per la Moldavia presentare domanda di associazione all'Unione europea: “Non bastano valori e principi, servono fatti”. Leanca è però ottimista sulle possibilità di ottenere la liberalizzazione del regime dei visti e un accordo di libero commercio con l'UE. Solo negli ultimi due anni, il governo democratico di Chişinău è riuscito a introdurre una serie di riforme che dovrebbero portare la Moldavia più vicina all'Unione europea.

Fra indipendenza e conflitto territoriale

La Moldavia è stata segnata da un conflitto secessionista sin dal collasso dell'Unione sovietica. Due giorni prima della firma della dichiarazione d'indipendenza, la regione della Transnistria, che apparteneva all'Ucraina e ora gode del sostegno della Federazione russa, aveva auto-proclamato la propria. Da allora, né il conflitto armato né i negoziati diplomatici hanno potuto riunificare il territorio. Vladimir Iastrebceak, rappresentante diplomatico della Transnistria, ha definito il ventennale dell'indipendenza un anniversario formale. “In questi vent'anni, non abbiamo visto la Moldavia portare avanti una politica indipendente. La maggior parte delle tensioni vengono dal rapporto fra Chişinău e Bucarest. La Moldavia non è riuscita a scegliere fra gli interessi dello Stato e quelli occidentali, e quindi non è in grado di gestire l'indipendenza”.

La Moldavia, per secoli provincia romena o russa, non era mai stata indipendente. Secondo il primo ministro Vlad Filat, la più grande conquista del Paese è stata la libertà, che non è poco. Secondo molti esperti, con la Romania membro dell'Unione europea, la Moldavia ha ora la possibilità di stare in piedi da sola e diventare autonomamente un Paese europeo.


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