Milo Djukanovic

La procura di Bari sta preparando il rinvio a giudizio per l'ex premier montenegrino Milo Djukanovic, accusato di associazione mafiosa finalizzata al contrabbando di sigarette. Le reazioni dal Montenegro

29/06/2007 -  Jadranka Gilić Podgorica

L'Agenzia di stampa italiana ANSA, il 22 giugno scorso, riferendosi alla Dda (Divisione distrettuale antimafia) di Bari, ha comunicato che è imminente la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Bari per l'ex premier ed ex presidente della Repubblica del Montenegro, Milo Djukanovic, accusato di associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di sigarette di contrabbando.

I pm inquirenti della Dda di Bari, Eugenia Pontassuglia e Giuseppe Scelsi, hanno infatti notificato a Djukanovic e all'ex vice primo ministro, Miroslav Ivanisevic, oltre ad altre 13 persone, l'avviso di conclusione delle indagini preliminari per contestazioni che si riferiscono al periodo compreso tra il 1994 e il 2002.

Ora gli indagati hanno 20 giorni di tempo per poter chiedere di essere interrogati o per presentare la difesa - scaduto questo termine quasi certamente sarà chiesto il rinvio a giudizio.

Djukanovic è accusato di aver concesso al cittadino svizzero Franco Della Torre, a giudizio per un altro processo, la licenza per importare in Montenegro mille tonnellate al mese di sigarette, che poi, sono state introdotte in Italia tramite i canali del contrabbando.

Secondo la Dda di Bari, il riciclaggio del denaro era assicurato da Stanko Subotic, detto Cane, businessman serbo. Secondo l'accusa, Subotic avrebbe trasportato dalla Svizzera in Montenegro e poi a Cipro il denaro a bordo di tre aerei, uno dei quali acquistato proprio grazie alla "tassa di transito" di sigarette che il governo montenegrino impose in quegli anni ai contrabbandieri.

Il denaro sarebbe stato versato su un conto corrente nella Bank of Cyprus, e utilizzato per vari pagamenti e investimenti. Poi sarebbe stato trasferito nelle banche del Liechtenstein.

La Dda di Bari accusa Djukanovic anche di aver agevolato il traffico illecito tramite la società pubblica "Zetatrans"; di aver garantito, tramite i vertici della polizia montenegrina, che i motoscafi dei contrabbandieri attraccassero nei porti di Zelenika e Bar, e di aver dato protezione ai latitanti italiani che si rifugiavano in Montenegro.

Tra le persone avvisate della conclusione delle indagini figura anche Dusanka Pesic Jeknic, allora rappresentante commerciale del Montenegro in Italia. Pesic è accusata di essere stata l'anello di collegamento tra esponenti della mafia pugliese e i vertici del governo montenegrino.

Dall'indagine, avviata nel 1999, emergerebbe anche l'esistenza di un patto siglato tra la mafia montenegrina e quella pugliese per il controllo e la gestione dei traffici illeciti.

Secondo la Dda di Bari, l'accordo fu siglato tra mafiosi italiani e Andrija Draskovic, ritenuto dagli inquirenti baresi un boss mafioso di primo piano nella ex Jugoslavia (arrestato all'aeroporto di Francoforte il marzo scorso ed estradato in Italia).

Secondo l'accusa, il presunto boss dei Balcani Andrija Draskovic, avrebbe assicurato protezione ai latitanti pugliesi rifugiatisi in Montenegro, in cambio del monopolio nella fornitura di eroina e cocaina alla mafia pugliese e a quella siciliana.

Dal Montenegro arrivano però smentite a queste notizie.

Secondo quanto riporta l'emittente B92 (il 26 giugno scorso), il portavoce del partito socialdemocratico del Montenegro (DPS), Rajko Kovacevic, ha dichiarato che le accuse ipotizzate nei confronti dell'attuale presidente del DPS ed ex primo ministro Milo Djukanovic non sono fondate. "Non c'è stato nessun reato di contrabbando internazionale di sigarette in Montenegro. C'è stato soltanto il transito di sigarette, ma quel lavoro era in linea con la legislazione montenegrina e si svolgeva anche prima che il DPS venisse al potere", ha sottolineato il portavoce del DPS. Kovacevic ha anche aggiunto che le accuse nei confronti di Djukanovic sono "note da tempo" e rappresentano "una storia politicamente motivata".

Da tempo i vertici del Montenegro spiegano che le indagini sul presunto contrabbando di sigarette sul territorio del Montenegro sono soltanto speculazioni, orchestrate da alcune forze fuori e dentro il Paese, per screditare l'ex premier Milo Djukanovic. Le accuse sono considerate insinuazioni che datano fin dal momento in cui Djukanovic si è staccato dalla politica della Serbia e avrebbero il solo obiettivo di destabilizzare il Montenegro, screditare le sue politiche e la persona dell'allora presidente Djukanovic, favorevole all'indipendenza montenegrina.

Enrico Tuccillo, difensore di Milo Djukanovic, ha affermato al quotidiano "Danas" che la Dda di Bari ha concluso le indagini preliminari nei confronti dell'ex primo ministro ed alcuni suoi ex strettissimi collaboratori. Tuccillo ha spiegato che prima di tutto deve studiare i documenti per poter decidere sui prossimi passi. Il difensore di Djukanovic ha anche sottolineato che è ancora presto per dire se Djukanovic si presenterà davanti ai giudici italiani.

Inoltre, il ministro degli Esteri del Montenegro, Milan Rocen, ha valutato, in un'intervista pubblicata dal quotidiano "Vijesti" il 28 giugno, che l'annuncio del possibile processo contro l'ex premier Djukanovic sia un motivo valido per far sì che "il Procuratore del Montenegro inizi ad interessarsi del caso così che si metta la parola fine a questa farsa."

"Penso che sia arrivato il momento che il Montenegro esca da una posizione passiva", ha dichiarato Rocen. Il ministro ha anche aggiunto: "Penso che si tratti dello stesso manoscritto, della stessa storia raccontata più volte, ma che non trova eco tra l'opinione pubblica come invece vorrebbero quelli che rendono pubbliche informazioni del genere. Si tratta di una sorta di farsa che si ripete oramai da anni. E' sempre stato così in concomitanza di eventi importanti in Montenegro. In questo momento stiamo per adottare una nuova costituzione."

In Montenegro, le notizie giunte dall'Italia sull'avviso di conclusione delle indagini e sulla richiesta di rinvio a giudizio per l'ex premier Milo Djukanovic e i suoi stretti collaboratori hanno messo in secondo piano qualsiasi altra notizia.

I media montenegrini sono letteralmente impazziti e quasi tutti i giornalisti stanno cercando di contattare Djukanovic, ma per il momento senza successo.


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