Picchiati, perseguitati, sotto pubblico linciaggio: è il modo in cui i giornalisti macedoni hanno lavorato nel corso dello scorso anno. Sono queste le amare conclusioni dell'Associazione dei giornalisti di Macedonia, presentate nel suo rapporto sulla libertà dei media e la sicurezza dei giornalisti nel 2017.
Un anno fa la Corte europea dei diritti dell'uomo si era pronunciata a favore dei giornalisti macedoni fisicamente rimossi dalla sicurezza parlamentare durante la sessione di adozione del bilancio del 2012: in quell’occasione l'articolo 10 e l'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti umani vennero violati. A un anno di distanza, il libro di Mirjana Lazarova Trajkovska - giudice macedone in seno alla Corte di Strasburgo - pone al centro il ruolo svolto dal diritto internazionale nella definizione della libertà di espressione nel suo paese.
Sono passati cinque anni dai fatti del dicembre 2012, quando insieme ai rappresentanti politici dell’opposizione la polizia macedone allontanò con la forza i giornalisti presenti nell’aula parlamentare. Con la sola maggioranza presente e senza copertura mediatica, il parlamento approvò il bilancio per il 2013.
Dopo una serie di valutazioni, il governo macedone decide di ritirarsi dalla sua prima intenzione di finanziare la carta stampata: non ci sarebbero soldi pubblici dal bilancio.
In Macedonia l’Associazione “Obiettivi mediatici” che difende i media elettronici privati ha reagito al possibile sussidio governativo in favore della carta stampata. Formalmente l’Associazione non hanno nulla in contrario al sostegno finanziario per la sopravvivenza dei quotidiani, ma si chiede perché le radio e le emittenti televisive private non vengano considerate in questa azione di sostegno.
“Life in a Box”, il primo libro del giornalista macedone Tomislav Kezarovski è stato presentato a Skopje. “Avrei potuto tacere su quanto accaduto, ma ho scelto di scrivere”, ha dichiarato l'autore. Nel maggio 2013 Kezarovski era stato arrestato con l'accusa di aver rivelato l'identità di un testimone protetto. L'accusa si riferiva a un articolo pubblicato nel 2008 nella rivista Reporter 92, articolo in cui Kezarovski citava direttamente da un rapporto interno della polizia che gli era stato divulgato. Oggi, anche grazie alle pressioni internazionali, Kezarovski è libero: “I am Kezharovsky” è lo slogan che riunisce politici, musicisti, giornalisti, attivisti e scrittori macedoni.
Tra il 2008 e il 2015 il governo di Nikola Gruevski ha speso più di 38 milioni di euro di denaro pubblico per campagne mediatiche e pubblicità. È quanto rivelato dal portavoce del governo Mile Bosnjakovski.
La televisione è ancora il principale bollettino informativo per gli sviluppi politici, ma il numero dei cittadini che si informano sulla politica attraverso internet cresce. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio dell'Istituto internazionale repubblicano (IRI) condotto dal 4 al 21 agosto 2017.
L'Agenzia di Informazione macedone (MIA) ha annunciato che nei prossimi tre mesi, fino alla fine delle elezioni locali, i portali internet potranno trasmettere gratuitamente tutte le informazioni MIA.
I giornalisti macedoni potranno ricevere gratuitamente informazioni dal Registro Centrale, ma le richieste dovranno indicare per quale tipo di ricerca stanno lavorando. Lo ha dichiarato alla riunione dei giornalisti il direttore del Registro Centrale Marija Boškovska-Jankovska.