Che cosa sono le “fake news”? E come possiamo distinguerle dalle notizie reali? Radio Student ha intervistato 4 membri del nuovo gruppo di lavoro che la Commissione europea ha istituito per affrontare il tema della disinformazione online. Da diversi punti di vista, ma gli ospiti hanno concordato sul fatto che si debba evitare qualsiasi forma di censura, ponendo l'accento sull'educazione dei lettori (la cosiddetta “media literacy”). Il dibattito è poi continuato tra 5 membri del tavolo politico di Radio Student: al centro del confronto come l'uso del termine “fake news” si sia evoluto nell'ultimo anno e mezzo e come questo stesso termine si presti ad una non comprensione del fenomeno.
“Novine Vranjske”, settimanale della città di Vranje, nel sud della Serbia, conosciuto per il suo giornalismo professionale e critico, ha chiuso i battenti a causa della pressione finanziaria e politica. Nella trasmissione si descrive come il sistema di finanziamento statale basato sui progetti dei media - introdotto con la riforma dei media nel 2014 - venga utilizzato, soprattutto a livello locale, per sostenere i media pro-governativi e soffocare le voci critiche. Le interviste a Svetozar Raković del Nezavisno udruženje novinara Srbije e Dinko Gruhonjić di Nezavisno društvo novinara Vojvodine.
In una lunga intervista rilasciata a Radio Student, la cofondatrice e caporedattrice della rivista “Balkanist ” ha dichiarato che la nascita del suo magazine è stata una conseguenza della restrizione dello spazio mediatico registratasi in Serbia a seguito dell’elezione di Aleksandar Vučić nel 2014. Nella medesima intervista (rilasciata in inglese) Lynch ha parlato del ruolo di “Balkanist” nel panorama dei media balcanici e ha sottolineato come “l’ossessione” della contrapposizione tra Russia e “narrativa occidentale” costituisca la principale causa della carente copertura della regione da parte dei media internazionali. La conversazione si è chiusa con alcune considerazioni sul ruolo multisfaccettato giocato dagli Stati Uniti nei Balcani.
Il Consiglio di programma della Radio Televisione Slovena (RTV) ha votato “no” alla rimozione della direttrice TV Ljerka Bizilj. La proposta di licenziamento era giunta dal direttore generale dopo la messa in onda di una trasmissione dedicata alla controversa figura del cantante nazionalista croato Marko Perković - Thompson. Secondo il sistema di controllo interno alla rete, il programma, fazioso, avrebbe violato gli “standard giornalistici” del paese, senza che la direttrice Bizilj prendesse adeguate misure al riguardo. Tuttavia, con il suo voto, il Consiglio ha difeso la posizione di Ljerka Bizilj.
Il giornalista d'inchiesta Jovo Martinovic è sotto processo, accusato di essere stato coinvolto e di essere stato complice di una banda criminale mentre svolgeva un'inchiesta. L'indagine è basata su delle prove discutibili e l'associazione dei giornalisti montenegrini e le associazioni giornalistiche estere premono sulle autorità per assicurare un giusto processo e rispettare il fatto che i suoi contatti con i membri della gang fossero parte del suo lavoro giornalistico.
Il ministro sloveno della Cultura ha formulato e posto al dibattito pubblico una nuova strategia per i media che mira a portare alcuni miglioramenti, specialmente nell'ambito delle condizioni lavorative dei giornalisti.
Un'intervista con l'ispettrice dei media in Slovenia, Sandra Vesel. Dalle capacità limitate dell'ispettorato ai vuoti legislativi per poi affrontare la questione delle regolamentazioni della pubblicità, e nello specifico della pubblicità locale e delle sfide che pratiche pubblicitarie sempre più innovative impongono ai regolatori.
La pubblicazione del più grande giornale di sinistra in Ungheria, Nepszabadsag, è stata sospesa la scorsa settimana. Il proprietario del giornale, la Mediaworks, controllata da un uomo d'affari austriaco, Heinrich Pecina, dichiara che la sospensione ha ragioni puramente economiche, in quanto Nepszabadsaq stava generando delle perdite negli ultimi anni. Tuttavia molti giornalisti, come anche molti lettori, asseriscono che c'è una motivazione politica dietro la decisione.
La trasmissione si occupa delle proteste dei giornalisti e del pubblico, organizzate con lo slogan "Podrži RTV" (sostieni RTV) nella Provincia autonoma serba di Vojvodina.