25 ottobre 2010
di David Albahari
casa editrice: Zandonai
collana: I Piccoli Fuochi
anno di pubblicazione: 2010
pagine: 128
prezzo: 13,00 euro
"Odiare è una cosa sterile, diceva Ludwig, e su questo sono d’accordo, perfino quando sento di odiarlo per il semplice fatto che l’ha detto lui."
Due scrittori belgradesi, un tempo amici inseparabili, sono ora avvinti da un odio incontenibile. Il primo, Ludwig, un vanaglorioso ex autore di best-seller di fama internazionale, in pieno declino fisico, continua a essere idolatrato dal pubblico e dalla critica, e a calcare come una star la scena letteraria e mediatica. Il secondo è l’anonimo io-narrante di questo sofferto e incalzante monologo, un perdente di talento ma in profonda crisi creativa, quasi predestinato al ruolo di cavalier servente dell’amico, più istrionico e spregiudicato di lui. Un morboso gioco delle parti che culmina nell’acquisto di una pistola e in un inganno dalle tinte paradossali: l’appropriazione indebita di un libro mai scritto, il plagio di un’opera soltanto immaginata. E una città come Belgrado, provinciale regina del kitsch e della stampa scandalistica, feroce e umanissima al tempo stesso, è la cornice perfetta di questo grottesco intrecciarsi di verità e finzione. Chi è il traditore e chi il tradito? A non venir comunque tradita dalla penna di Albahari è qui, come in tutti gli altri suoi sorprendenti romanzi, la migliore letteratura.
David Albahari (1948) è uno degli autori serbi più apprezzati e tradotti nel mondo. Si è aggiudicato in patria i più importanti premi letterari e da diversi anni vive in Canada, dove ha conosciuto una nuova e importante stagione creativa. Zandonai ha sinora pubblicato i romanzi L’esca (2008) e Zink (2009).