Belgrado - Pixabay

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Tenuta ieri a Belgrado una conferenza internazionale, con l'obiettivo di coordinare gli aiuti economici alla Serbia devastata dalle alluvioni. Presentata dal premier Aleksandar Vučić una prima stima dei danni. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria (22 maggio 2014)

Un milione e mezzo di persone coinvolte in 39 municipalità, 32mila persone evacuate e oggi raccolte in 140 centri collettivi, migliaia di edifici e decine di ponti distrutti. Nella conferenza di Belgrado, che ha riunito il governo serbo e i rappresentanti di 27 paesi e varie istituzioni internazionali - tra cui Unione europea, Nazioni Unite e Banca mondiale - il premier serbo Aleksandar Vučić ha snocciolato dati che, seppur ancora parziali, riassumono la tragedia vissuta dalla Serbia devastata dalle alluvioni.

Per Vučić lo sforzo di ricostruzione durerà anni, e ogni tipo di assistenza, non solo economico, ma anche in termini di conoscenza e know-how è il benvenuto. Secondo il governo serbo, che ha creato un apposito ufficio per coordinare gli aiuti, i danni superano lo 0,6% del PIL nazionale, soglia che permette di richiedere l'intervento del Fondo di solidarietà dell'Unione europea. Ad essere colpiti soprattutto i settori agricolo ed energetico, per una cifra complessiva che supera i 170 milioni di euro.

Micheal Davenport, direttore della missione UE in Serbia, ha dichiarato che l'Unione potrebbe rendere disponibili a breve 30 milioni di euro per i primi interventi d'emergenza, insieme a 200 esperti a supporto del governo di Belgrado.

E mentre la Serbia conta morti e danni, i paesi lungo il basso corso del Danubio -Bulgaria e Romania - guardano con crescente attenzione al livello del fiume, gonfiato dalle piogge che hanno devastato i Balcani occidentali. La situazione sembra però restare sotto controllo: il Danubio tocca gli argini, ma esondazioni vengono al momento escluse.

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