Si infuoca in Serbia il dibattito sulle misure di austerità volute dal governo Vučić per traghettare il paese fuori dalla recessione. Visioni divergenti hanno portato alle dimissioni del giovanissimo ministro delle Finanze Lazar Krstić. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [14 luglio 2014]
Venti percento di riduzione delle pensioni, 15% di tagli agli stipendi del settore pubblico, almeno 160mila licenziamenti nell'amministrazione nei prossimi due anni, aumento del prezzo dell'energia di quasi un terzo. Erano queste le misure draconiane che Lazar Krstić , fino a sabato scorso ministro delle Finanze serbo, reputava “indispensabili” per sanare i conti pubblici di Belgrado.
Il premier Aleksandar Vučić, leader del partito progressista al governo, gli ha però risposto negativamente. “Non si tratta delle conseguenze sul mio destino politico” ha dichiarato ai media Vučić, “Credo semplicemente che queste misure al momento non siano attuabili”. Risultato: il ventinovenne Krstić, laureato a Yale ed “enfant prodige” della scena politica serba - scelto personalmente del primo ministro - ha rassegnato le sue dimissioni.
Dimissioni che però non sono bastate a spegnere le polemiche. Il parlamento di Belgrado è ora chiamato ad approvare il disegno di legge - voluto dal governo - sull'innalzamento dell'età pensionabile e sui licenziamenti più facili, provvedimenti su cui i sindacati serbi hanno già promesso dura battaglia.
Rallentata da problemi strutturali e affondata dalle devastanti inondazioni dei mesi scorsi, l'economia serba naviga oggi in acque molto agitate. Per il 2014 il deficit previsto è all'8%, e gli economisti annunciano per quest'anno una contrazione del prodotto interno lordo. Una situazione molto preoccupante: sempre meno le speranze per quei cittadini serbi, oggi quasi il 25% della popolazione, attualmente alla ricerca di un lavoro.
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