Dopo numeri relativamente bassi durante la prima fase della pandemia, i Balcani si sono trasformati nelle ultime settimane in uno dei principali focolai in Europa di COVID19, con casi accertati e vittime in crescita in tutta la regione. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [19 luglio 2020]
A fine maggio si era definito “primo paese COVID-free in Europa”, preparandosi con ottimismo ad accogliere turisti per la stagione estiva. Oggi, invece, il Montenegro fa registrare uno dei tassi di contagio da coronavirus più alti di tutta la regione, con oltre 230 infezioni su 100mila abitanti, mentre i cittadini montenegrini, insieme a quelli serbi, al momento non possono viaggiare verso i paesi UE.
E il Montenegro non è un caso isolato: dopo essere stati risparmiati nella prima fase della pandemia globale, oggi i Balcani sono in prima linea per la crescita di casi e vittime da COVID19 in Europa.
I numeri assoluti restano ancora relativamente bassi, ma le preoccupazioni crescono velocemente insieme ai casi registrati, anche tenuto conto della fragilità dei sistemi sanitari nell'area, a cui mancano sia personale medico che strutture adeguate.
Particolarmente grave la situazione in Macedonia del nord, reduce dalle elezioni politiche anticipate di mercoledì scorso, dove le vittime sono oltre 400, mentre nelle ultime 24 ore si è registrato un nuovo record di infezioni giornaliere con 241 nuovi casi.
Numeri in peggioramento in Kosovo e in Bosnia Erzegovina, dove venerdì le autorità della Federazione, una delle due entità costitutive del paese, hanno nuovamente dichiarato lo “stato di epidemia”, con i casi attivi oltre le 2500 unità.
Resta complicata la situazione anche in Serbia, dove nelle settimane scorse si erano avute violente proteste di piazza dopo l'annuncio di nuove misure restrittive per contrastare la diffusione del virus: il numero complessivo dei contagiati ha superato i 20mila, mentre i morti sono 461.
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