Una serie di manifestazioni di piazza scuote da giorni la Bulgaria: i manifestanti protestano contro il costo della vita e la corruzione, chiedendo le dimissioni del governo di centro destra guidato dal premier Boyko Borisov. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [14 novembre 2018]
Da alcuni giorni Sofia e le principali città bulgare sembrano tornate all'inverno 2013, quando un'ondata di proteste sulle bollette impazzite fece cadere il primo governo targato Boyko Borisov.
Oggi lo scenario sembra ripetersi, anche se al momento le dimensioni del dissenso non sono ancora esplose. Al centro del malcontento stavolta ci sono i prezzi del carburante, e aumenti di bollo di circolazione per le automobili più vecchie e premi assicurativi.
Domenica scorsa, centinaia di persone hanno bloccato le strade in almeno trenta città in tutta la Bulgaria, mentre lunedì alcune migliaia di persone si sono riunite di fronte al Consiglio dei ministri a Sofia per chiedere le dimissioni di Borisov e del suo terzo esecutivo, in carica dalla primavera 2017.
Le contestazioni non finiscono qui: da mesi i genitori di minori portatori di handicap protestano, chiedendo senza successo una nuova normativa sull'assistenza familiare, mentre in alcune città i cittadini sono scesi in piazza per reclamare azioni contro il forte inquinamento dell'aria.
Il presidente Rumen Radev, eletto con i voti socialisti, ha annunciato ieri il suo veto alle contestate normative che prevedono una forte ecotassa nei confronti dei veicoli più vecchi, entrando così in forte contrasto con il governo, che lo accusa di voler provocare elezioni anticipate.
Una prospettiva, quella del voto anticipato, oggi tutt'altro che da escludere, soprattutto se le proteste, che continuano, dovessero acquistare forza nei giorni e nelle settimane a venire.
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