E' partito - sotto il segno delle proteste – il primo semestre di presidenza UE della Bulgaria. Manifestazioni di poliziotti ed ambientalisti rischiano di far passare in secondo piano le priorità del semestre. Francesco Martino OBCT per il GR di Radio Capodistria [11 gennaio 2017]
Inizia sotto il segno del malcontento il primo semestre di presidenza Ue della Bulgaria, a undici anni dall'ingresso di Sofia nell'Unione, avvenuto nel 2007. Nella capitale bulgara gli ospiti d'onore attesi in pompa magna dalle autorità locali, tra cui i presidenti della Commissione Jean-Claude Junker, del Consiglio europeo Donald Tusk e del Parlamento europeo Antonio Tajani, sono stati accolti da una serie di proteste organizzate.
A scendere in piazza varie organizzazioni ambientaliste, che si oppongono alla recente decisione del governo di centro destra del premier Boyko Borisov, di permettere nuove costruzioni all'interno del parco nazionale del Pirin, inserito nella lista dei siti patrimonio dell'UNESCO. Sul piede di guerra anche i sindacati di polizia, che da mesi chiedono un aumento di salario del 15% e un miglioramento delle difficili condizioni di lavoro.
Per il governo bulgaro, accusato da opposizione e osservatori internazionali di fare troppo poco per combattere la corruzione nel paese, soprattutto ad alti livelli, la presidenza inizia quindi con evidenti difficoltà, che rischiano di minare le speranze di una rilancio dell'immagine del paese in Europa, troppo spesso negativa, e di lasciare in ombra le priorità politiche scelte dall'esecutivo bulgaro per questo semestre.
La precedenza è data al rilancio delle prospettive di integrazione europea dei Balcani occidentali, che dovrebbe culminare - il prossimo maggio – nell'adozione di una nuova road-map nell'ambito di una grande conferenza sul tema prevista a Sofia. Tra i temi prioritari, anche sicurezza, controllo dei confini europei ed economia digitale.
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