Hashim Thaçi fa un passo indietro: a differenza di quanto annunciato, non cercherà di trasformare le forze di sicurezza di Pristina in un esercito senza il consenso della comunità serba e degli alleati occidentali. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [12 aprile 2017]
Hashim Thaçi ha buttato la spugna, almeno per il momento: venerdì scorso il presidente kosovaro ha infatti ritirato la proposta di dotare Pristina di vere e proprie forze armate, una mossa che aveva promesso di realizzare nonostante l'evidente opposizione della Serbia, ma soprattutto dei principali paesi occidentali che supportano l'indipendenza del Kosovo.
Al momento Pristina può contare sulla “Kosovo Security Force”: circa 4mila uomini dotati di armamento leggero con compiti di protezione civile e reazione a situazioni di emergenza.
Per dotarsi di un esercito vero e proprio, il parlamento di Pristina dovrebbe però prima modificare la costituzione: un compito che presuppone il via libera dei rappresentanti della minoranza serba, che però si sono dichiarati assolutamente contrari.
Per superare l'ostacolo, Thaçi aveva proposto una legge ordinaria con cui le forze di sicurezza del Kosovo sarebbero state espanse e avrebbero potuto schierare armamento pesante, aggirando così di fatto la stessa costituzione. Un'iniziativa che però si è scontrata con il “no” di Stati Uniti e paesi NATO - che oggi schierano in Kosovo circa 45oo uomini - preoccupati delle potenziali conseguenze di una forzatura sulla sicurezza nella regione.
Il presidente kosovaro ha più volte ribadito di essere intenzionato ad andare avanti ad ogni costo, ma alla fine ha ceduto alle pressioni internazionali: Thaçi ha assicurato che il Kosovo avrà presto il suo esercito, ma che l'obiettivo verrà raggiunto attraverso modifiche costituzionali appoggiate da tutte le comunità del paese, “compresa quella serba”.