Kragujevac - Pixabay

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Continua lo sciopero dei lavoratori Fiat di Kragujevac, che da due settimane incrociano le braccia chiedendo aumenti e riorganizzazione dei turni, mentre crescono i timori di una possibile uscita della Fiat dalla Serbia. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [17 luglio 2017]

 

Continua e si fa più radicale lo sciopero dei duemila lavoratori della Fiat Serbia a Kragujevac. La fabbrica del gruppo automobilistico italo-americano, nota per la produzione della 500L, è bloccata da due settimane dalla protesta dei lavoratori che chiedono aumenti salariali, riorganizzazione dei turni e bonus di produzione.

In mattinata i sindacati hanno annunciato la prosecuzione dello sciopero, e minacciato di bloccare del tutto l'accesso alla fabbrica il prossimo mercoledì, se le trattative non dovessero portare ad una svolta.

La vertenza in atto preoccupa il governo di Belgrado per le possibili pesanti ricadute del blocco sull'economia serba: la produzione Fiat rappresenta oggi l'8 percento delle esportazioni nazionali, e grazie all'indotto garantisce più di 10mila posti di lavoro.

Il governo serbo, che detiene il 30% della proprietà e in questi anni ha garantito alla Fiat non poche agevolazioni fiscali, non nasconde quindi forti timori, gonfiati dalle voci ricorrenti secondo le quali la produzione oggi attiva a Kragujevac potrebbe essere spostata in Polonia.

Il ministro dell'Economia Goran Knežević ha reiterato oggi alle parti un invito a sedere al tavolo delle trattative per trovare una soluzione condivisa. “Abbiamo a cuore gli interessi degli uni e degli altri, non siamo partigiani, ma ci auguriamo che la trattativa possa essere risolta in tempi brevi”, ha dichiarato Knežević.

Anche perché, ha aggiunto il ministro, le conseguenze di un mancato accordo sarebbero molto pesanti non solo per i lavoratori e l'azienda, ma per tutta la Serbia.

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