Bandiera arcobaleno, simbolo del movimento LGTB - Pixabay

In Montenegro è stata celebrata l'unione civile per due persone dello stesso sesso, ad un anno dall'approvazione della legge che lo permette: una storica prima volta nella regione dei Balcani occidentali. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [31 luglio 2021]

La settimana scorsa a Budva, una delle più note località balneari del Montenegro, è stata celebrata la prima unione civile tra due persone dello stesso sesso nei Balcani: a dire “sì” sono state due giovani donne originarie del Montenegro, ma residenti da anni all'estero.

La piccola repubblica sull'Adriatico è la prima – e per ora unica nei Balcani occidentali – ad introdurre la possibilità di regolarizzare unioni tra persone dello stesso sesso, con una norma passata in parlamento con una maggioranza risicatissima nel luglio 2020.

La legge regolamenta numerosi aspetti della vita comune di chi entra in un'unione civile, equiparandola di fatto ad un matrimonio, con una sola importante eccezione: non include, cioè, la possibilità per le coppie omosessuali di poter adottare o tenere in affidamento bambini.

La notizia è stata salutata con soddisfazione dalla comunità LGBT e dagli attivisti per i diritti umani in Montenegro, e di certo il paese ha fatto visibili passi in avanti dal 2013, quando il primo “Gay Pride” montenegrino, tenuto proprio a Budva, venne segnato da attacchi violenti contro chi sfilava sotto la bandiera arcobaleno.

La situazione per le minoranze sessuali in Montenegro resta però ancora oggi a luci ed ombre. Secondo un recente sondaggio – riportato dal portale Balkan Insight - buona parte dei montenegrini continua ad avere un atteggiamento negativo o apertamente ostile nei confronti dell'omosessualità: il 71% degli intervistati ha definito gli omosessuali come “malati”, mentre il 50% li ritiene un pericolo per la società.

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