E' in corso a Bruxelles summit del “partenariato orientale”, forum che riunisce l'UE e sei paesi ex-sovietici. Un incontro sotto il segno dello scontro tra Occidente e Russia e all'insegna di piccoli passi e pragmatismo. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [24 novembre 2017]
Si incontrano oggi per la quinta volta in otto anni, i leader europei e quelli di sei paesi ex-sovietici Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina, all'interno del formato del “partenariato orientale” lanciato dall'UE nel 2009.
L'incontro di quest'anno, tenuto per la prima volta a Bruxelles, non promette però grandi sorprese o dichiarazioni roboanti. In questi anni le “terre di mezzo” tra Unione europea e Russia soffrono sempre più chiaramente le crescenti tensioni tra Mosca e l'Occidente, visibili soprattutto nel conflitto congelato in Ucraina orientale, che invitano alla prudenza.
Sul piatto dell'incontro odierno sembrano esserci soprattutto piccoli passi pragmatici volti a rafforzare la cooperazione economica all'interno del partenariato. E' prevista la firma di un'intesa economica con l'Armenia, meno inclusiva però degli accordi di associazione già firmati con Georgia, Moldavia e Ucraina, anche vista la partecipazione di Yerevan all'Unione economica eurasiatica guidata dalla Federazione russa.
Una posizione estremamente critica al ruolo di Mosca nella regione del partenariato è stata espressa dalla premier britannica Theresa May che, al suo arrivo a Bruxelles, ha parlato di “minacce alla crescita potenziale della regione” da parte di “stati ostili come la Russia”.
Per bocca del proprio ambasciatore all'UE, Vladimir Chizhov, Mosca ha però ribattuto che la Russia non si oppone in alcun modo ad una maggiore cooperazione economica tra i paesi del partenariato e l'UE, ma che lo sforzo politico e diplomatico russo è volto unicamente ad impedire nuove espansioni della Nato.
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