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La Grecia, che dal 1 gennaio 2014 assume la presidenza a rotazione dell'Unione europea, ha reso pubbliche le priorità che intende perseguire nel proprio semestre alla guida dell'UE. A sorpresa, tra queste non figurano allargamento e integrazione dei Balcani. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [7 settembre 2013]

 

Crescita e lavoro, maggiore coesione dell'eurozona, migrazioni e gestione dei confini, politiche marittime. Queste le priorità che il governo greco ha annunciato di voler perseguire durante il proprio semestre di presidenza dell'UE, che inizia il prossimo 1 gennaio, al termine dell'attuale presidenza lituana.

Nella lista delle politiche di maggior importanza, pubblicata recentemente sul sito del ministero degli Esteri ellenico, manca però a sorpresa l'allargamento dell'Unione relativo soprattutto ai Balcani occidentali, tradizionalmente cavallo di battaglia della strategia regionale greca.

Una priorità che era stata ribadita nel cosiddetto “programma tripartito”, elaborato a inizio 2013 da Atene insieme ai rappresentanti degli ultimi paesi a detenere la presidenza, Lituania ed Irlanda.

L'esecutivo di Atene ha negato di aver abbandonato la prospettiva dell'allargamento, sostenendo però di aver optato per una strategia più pragmatica, che tenga in considerazione i progressi effettuati da ogni singolo candidato alla membership europea.

La Grecia è da tempo uno dei principali sponsor dell'allargamento dell'Unione ai Balcani. Nel 2003, il governo ellenico organizzò il summit di Salonicco, considerato pietra angolare della strategia di allargamento nella regione, nonostante Atene abbia rapporti a dir poco complicati con alcuni dei paesi candidati, soprattutto la Turchia, con relazioni\ congelate dalla guerra che ha diviso Cipro nel 1974, e la Macedonia che la Grecia non riconosce con questo nome, considerato esclusivo patrimonio culturale e storico da parte greca.

La devastante crisi economica allontana però l'allargamento dalle preoccupazioni immediate di Atene: per il ministro degli Esteri, il socialista Evangelos Venizelos, quello che conta adesso è “creare una nuova narrativa europea” e promuovere al tempo stesso una politica “sud-Europea”, in grado di rilanciare i paesi più colpiti dalla crisi.

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