Centinaia di persone in piazza ieri a Sarajevo per dire no agli orrori della guerra in Siria e ai crimini sui civili ad Aleppo, memori della tragedia vissuta dalla capitale bosniaca negli anni '90. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Capodistria [15 dicembre 2016]
Centinaia di persone in piazza: così Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina - dove le memorie del terribile assedio degli anni '90 sono ancora dolorosamente vive - ha voluto mostrare la sua vicinanza al popolo siriano e alla città di Aleppo, teatro in questi giorni della cruenta riconquista del settore est da parte delle truppe fedeli al presidente Assad.
La manifestazione, che si è data appuntamento nella centrale “Piazza dei bambini di Sarajevo” ha visto sfilare i rappresentati di tutte le comunità religiose della Bosnia, musulmani, cattolici, ortodossi ed ebrei, oltre ad organizzazioni della società civile e del mondo accademico, tutti insieme per richiamare la comunità internazionale al dovere morale di fermare i crimini commessi dalle fazioni in guerra contro i civili, sia ad Aleppo che nel resto della Siria.
Inevitabili i riferimenti ad altre sofferenze, quelle sofferte dai cittadini di Sarajevo dall'aprile 1992 al febbraio 1996, quando l'esercito serbo-bosniaco assediò ininterrottamente la città provocando 12mila morti e 50mila feriti.
La solidarietà di Sarajevo si è fatta sentire soprattutto nei confronti dei bambini, prime vittime di ogni conflitto. “Sappiamo bene cos'è la guerra, come ci si sente quando il mondo tace e chiude gli occhi davanti alla sofferenza”, ha detto ai manifestanti il sindaco della città Ivo Komšić. “Sappiamo cosa patisce oggi la popolazione siriana. Per questo”, ha concluso il sindaco “ci appelliamo alla comunità internazionale perché metta fine alla carneficina”.
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