Dopo il referendum indipendentista in Catalogna, la Spagna ha riacceso la propria opposizione all'indipendenza del Kosovo. Un'evoluzione apprezzata dalla Serbia, e che rischia di creare nuove difficoltà al governo di Pristina. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [31 gennaio 2018]
Recentemente scossa dal tentato referendum indipendentista in Catalogna, la Spagna ribadisce il suo “no” all'indipendenza del Kosovo. Alla vigilia della presentazione della nuova strategia dell'Ue per i Balcani occidentali, Madrid ha inviato un “non-paper” alla Commissione di Bruxelles, nel quale afferma apertamente che “il Kosovo non fa parte del processo di allargamento, ma va trattato come un caso particolare”.
La Spagna è uno dei cinque paesi dell'Unione a non aver mai riconosciuto la dichiarazione di indipendenza di Pristina, preoccupata dai possibili effetti sulla questione catalana. Negli ultimi anni, le rivendicazioni di indipendenza in Catalogna si sono fatte sempre più forti, fino al controverso referendum dell'ottobre 2017, sfociato in un braccio di ferro tra Barcellona e Madrid, che nega ogni base legale alla consultazione.
L'ombra lunga della crisi catalana sembra quindi aver acuito ed estremizzato le divergenze sul Kosovo tra Spagna e maggioranza dei paesi Ue. In questo contesto, Madrid si starebbe operando anche per impedire ai rappresentanti di Pristina di partecipare al summit sui Balcani occidentali, previsto per maggio in Bulgaria, paese che al momento detiene la presidenza a rotazione del Consiglio dell'Unione europea.
Per il Kosovo, che si appresta a festeggiare i dieci anni dalla dichiarazione di indipendenza, un ulteriore grattacapo che segue le fortissime polemiche dei mesi scorsi scatenate dal tentativo del parlamento di Pristina di bloccare la nuova Corte speciale sui crimini dell'UÇK, mossa che ha provocato reazioni negative sia a Bruxelles che a Washington.
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