Stari Most

Ricorrono oggi i 10 anni dall'inaugurazione del nuovo “Stari Most”, il ponte simbolo di Mostar, in Bosnia-Erzegovina, distrutto nel 1993 dalle forze croato-bosniache. Nonostante le speranze legate alla ricostruzione del ponte, Mostar resta però una città divisa su linee etniche. Il servizio di Francesco Martino per il Gr di Radio Capodistria [23 luglio 2014]

Sono trascorsi dieci anni da quando, alla presenza del principe Carlo d'Inghilterra, veniva inaugurato a Mostar il nuovo “Stari Most”, il “Ponte Vecchio” patrimonio dell'umanità e simbolo della città.

Il ponte originale, aggrappato alle rive del fiume Neretva ed innalzato ai tempi della dominazione ottomana della Bosnia - era stato distrutto dalle granate croato-bosniache il 9 novembre 1993, durante il sanguinoso scontro con le forze musulmano-bosniache in Erzegovina.

Finita la guerra, in molti si erano attivati perché quella ferita venisse rimarginata. Sotto l'egida dell'UNESCO cominciarono i lavori di ricostruzione, durati tre anni e costati circa 15 milioni di dollari.

Il decennale è stato segnato a Mostar dall'apertura di un nuovo museo, che presenta in modo innovativo il patrimonio culturale dell'Erzegovina. Lontano dalle cerimonie ufficiali, però, il bilancio sembra segnare più ombre che luci.

Nonostante le speranze di riappacificazione legate al valore simbolico del Ponte Vecchio, Mostar continua però ad essere divisa lungo linee etniche: croati e bosgnacchi vivono separati, le istituzioni locali sono rimaste a lungo bloccate dal muro contro muro e gli studenti delle due parti frequentano scuole divise.

Una situazione che difficilmente cambierà in tempi rapidi. A dimostrarlo le scelte delle tifoserie sulle sponde opposte del Ponte Vecchio durante i recenti campionati del mondo in Brasile: se dal lato musulmano sventolavano le bandiere giallo-blu della Bosnia-Erzegovina, sull'altro tutti i cuori battevano per la scacchiera bianco-rossa della nazionale croata.

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