Iniziato in Turchia il processo chiave sul tentato colpo di stato di un anno fa contro il presidente Erdoğan. Quasi 500 gli imputati alla sbarra, mentre la procura ha chiesto 330 ergastoli per i leader del fallito golpe. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [6 agosto 2017]
E' partito questa settimana, in un'aula appositamente costruita nella capitale Ankara, il processo chiave sul tentato colpo di stato del luglio 2016 in Turchia. 486 gli imputati, accusati di aver diretto le operazioni del fallito putsch contro il presidente Recep Tayyp Erdoğan dalla base militare di Akıncı.
Secondo le autorità turche, dietro il tentato golpe ci sarebbe latentacolare organizzazione del predicatore Fethullah Gülen, da anni in esilio volontario negli Stati Uniti, che sarebbe stata in grado di inflitrarsi nei gangli di polizia, esercito e amministrazione pubblica.
Nella notte tra il 15 e il 16 luglio la base di Akıncı divenne il centro operativo dei golpisti: da qui aerei militari decollarono per bombardare il parlamento di Ankara ed altre istituzioni vitali, come il comando della polizia e delle forze speciali, provocando decine di morti. Sempre ad Akıncı vennero tenuti in ostaggio i comandanti delle forze armate che si opponevano al colpo di stato.
L'atto di incriminazione della procura, un documento fiume di oltre seimila pagine, parla di violazione della Costituzione, tentato omicidio del presidente Erdoğan, terrorismo, omicidio di massa e sequestro di persona. La stessa procura ha chiesto un totale di 330 ergastoli per i 45 principali accusati.
Durante la prima udienza, tenuta lo scorso primo agosto, una folla si è riunita di fronte al tribunale, scandendo slogan e chiedendo la pena di morte per gli accusati. Dopo il fallito golpe presidente Erdoğan ha più volte annunciato di voler reintrodurre la pena capitale, abolita in Turchia dal 2004.
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