La Russia continua a giocare la carta energetica nei Balcani: col progetto "Turkish Stream" Mosca prosegue la strategia di aggiramento dell'Ucraina, rafforzando i legami con la Turchia e, in prospettiva, con i Balcani. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [26 novembre 2018]
Mentre torna a salire la tensione tra Mosca e Kiev nel Mare d'Azov, prosegue la strategia russa di aggiramento dell'Ucraina per distribuire il proprio gas sui mercati europei. Nei giorni scorsi, il presidente russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyp Erdoğan hanno inaugurato congiuntamente la sezione marittima del gasdotto Turkish Stream, appena terminata.
Il Turkish Stream - che una volta ultimato dovrebbe trasportare 31 miliardi di metri cubi all'anno, la metà verso la Turchia e l'altra metà verso l'Europa attraverso i Balcani - è nato nel 2014, dopo l'affossamento del progetto “South Stream”, vittima dello scontro tra Mosca e Bruxelles, che accusava il gigante energetico russo Gazprom di non rispettare la legislazione UE su energia e concorrenza.
Dopo il completamento del primo tubo, la Turchia dovrebbe ricevere le prime forniture per il dicembre 2019: secondo gli esperti, Turkish Stream coprirà il 35% del fabbisogno nazionale, cementando le relazioni tra Ankara e Mosca.
Per il secondo tubo, quello dedicato all'Europa, si fanno invece sempre più realistiche le voci che questo possa ricalcare proprio il percorso del contestato South Stream, e attraversare Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovacchia per arrivare infine sul territorio austriaco.
Secondo il quotidiano russo Kommersant, la Gazprom avrebbe già optato per questa soluzione, preferendola all'alternativa di un passaggio attraverso la Grecia. Il governo bulgaro è stato il primo ad esprimere un parere positivo. “Siamo pronti alla realizzazione del progetto, se questo rispetta le direttive europee”, ha dichiarato Temenuzhka Petkova, ministra dell'Energia di Sofia.
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