Un programma di ricerca congiunto sul ruolo dell’attivismo politico transnazionale nell’approfondire lo spazio della democrazia e dei diritti in Europa
La ricerca realizzata nell’ambito di TraPoCo esplora la dimensione transnazionale dell’attivismo, in particolare le motivazioni che spingono gli attori non statali a portare il proprio attivismo dal livello locale all’arena transnazionale, trasferendo in questa arena istanze e rivendicazioni e organizzandosi oltre i confini nazionali.
Il progetto di ricerca di TraPoCo prende le mosse dalla considerazione che sempre più spesso gli attori della società civile si sono mobilitati a livello globale e transnazionale. Gli studiosi dei movimenti sociali dei primi anni 2000 hanno sottolineato che in un mondo globalizzato anche la protesta politica è globalizzata. Pur restando radicati nel contesto nazionale, gli attivisti transnazionali si mobilitano per superare il livello locale e rivolgersi a organismi sovranazionali, in particolare, nei casi analizzati da TraPoCo, le istituzioni europee. Lo studioso esperto di movimenti sociali Sydney Tarrow definisce l’attivismo transnazionale come una forma di protesta politica che oltrepassa i confini dello stato nazione contemporaneo. Il lavoro dello studioso riflette in particolare sull’emergere del movimento per la giustizia globale (Global Justice Movement) che ha iniziato a mobilitarsi nei primi anni 2000, con obiettivi e target globali, nello specifico le istituzioni del neoliberismo, come la Banca mondiale. Fenomeni politici come questo, chiamato anche “il movimento dei movimenti”, mettevano in luce l’erosione del potere dello stato-nazione a vantaggio del livello sovranazionale, ma anche la generale tendenza alla globalizzazione dei movimenti sociali.
Negli anni Duemila, la trasformazione delle strutture politiche e legali ha creato campi politici e normativi che hanno messo in discussione il primato dello stato nazione, introducendo architetture e arene normative globali. Di conseguenza, come risposta alla globalizzazione, la natura dell’attivismo politico ha operato un passaggio verso il livello transnazionale portando nuovi attori nell’arena della protesta. La nuova governance globale multilivello in cui i movimenti sociali progressisti si sono trovati inseriti ha fornito loro nuove opportunità di mobilitazione nello spazio transnazionale.
La crisi finanziaria del 2008 e la conseguente contrazione di risorse hanno reso più difficili le azioni di protesta transnazionali i cui attori hanno dovuto modificare i propri repertori d’azione: ad esempio, invece di organizzare contro-summit in occasione dei consigli europei, i manifestanti hanno optato per l’occupazione di piazze a livello locale. È quello che è accaduto in Grecia sull’onda delle proteste anti austerity. C’è da dire che a fronte di minori risorse, la propensione ad agire su questioni globali si è ridotta. Secondo gli studiosi, nei paesi maggiormente colpiti dalla crisi finanziaria i movimenti sociali hanno subito una chiusura sul locale e nazionale, una svolta nazionale, ma non nazionalista che ha reso la mobilitazione transnazionale più difficile da realizzare.
Più recentemente, la diffusione di piattaforme digitali che hanno favorito la flessibilizzazione e la internazionalizzazione del lavoro a livello globale hanno anche significato un aumento della conflittualità nel settore della logistica e del food delivery: i nuovi target dei movimenti sociali progressisti sono aziende come Amazon per quanto riguarda la tutela del lavoro, o la compagnia britannico-australiana Rio Tinto contro cui si sono mobilitati ad esempio i gruppi ambientalisti in Serbia.
Sul finire dell’ultimo decennio degli anni 2000 ha preso forma una nuova svolta verso la mobilitazione transnazionale. Il malcontento per le politiche di austerity ha scatenato una forte ondata di proteste di varia intensità in diversi paesi; la crisi di legittimità della politica così come le diseguaglianze sociali hanno ispirato forti movimenti sociali che, mantenendo sempre alta l’attenzione sull’ingiustizia sociale, ne hanno individuato alcune conseguenze, come la violenza sulle donne, il ritardo di sviluppo nelle economie periferiche, il riscaldamento globale, il precariato dei giovani, etc. Molti di questi movimenti si sono rapidamente diffusi a livello internazionale, attraverso giornate d’azione globali e promuovendo l’idea della necessità di soluzioni globali a problemi globali. Se le proteste anti-austerity, pur senza interrompersi, si organizzavano in rivoli più piccoli e cicli più brevi, un nuovo ciclo di proteste sembrava emergere e prendere la forma di massicce mobilitazioni, spesso coordinate a livello globale. Esempi ne sono l’ondata femminista dei collettivi “Ni Una Menos”, diffuso dall’Amarica Latina al sud Europa, che ha mobilitato una nuova generazione di giovani femministe, oppure il movimento Fridays for future e la sua diffusione rapida e massiccia in tutto il mondo, collegando la protesta ambientalista della giovani generazioni con altri soggetti già attivi sul cambiamento climatico.Cinquant’anni dopo l’”autunno caldo” del 1969, con le proteste dei lavoratori diffuse in tutta Europa, un nuovo autunno caldo globale è emerso nel 2019 con proteste di massa, marce, azioni di disobbedienza civile, esplose in contemporanea in diversi paesi del mondo, movimenti che spesso si rifacevano l’uno all’altro. L’ondata di proteste del 2019 ha sorpreso i media e l’opinione pubblica per la convergenza di istanze legate alla denuncia delle crescenti disuguaglianze e la lotta contro la corruzione delle élite politiche ed economiche. Se la mancanza di connessione dirette tra questi movimenti è solo apparente, la frequente espressione di solidarietà reciproca ha prodotto l’avvio di una nuova riflessione accademica sulla transnazionalizzazione realizzata attraverso la condivisione di buone pratiche e l'emulazione a distanza. Se queste proteste non si sono fermate durante il periodo di lockdown, nell’estate del 2020 una grande campagna transnazionale contro il razzismo e le discriminazioni, ispirata da Black Lives Matters, si è diffusa a livello globale lasciando una interessante eredità.
La crisi pandemica ha rappresentato una congiuntura critica, riducendo le possibilità di incontri di persona, di organizzare riunioni e assemblee. Ma allo stesso tempo la pandemia ha anche aperto nuove possibilità di creare spazi transnazionali nella sfera digitale, ma anche offline, come ha dimostrato Black Lives Matter. Proprio durante la pandemia, si sono sviluppate mobilitazioni transnazionali attorno a temi come il diritto alla salute in relazione alla protezione dell'ambiente o la solidarietà con i migranti e con le difficili condizioni di vita nei campi peggiorate ulteriormente a causa della pandemia.
La scelta dei casi di studio
Spesso l’attenzione della ricerca su questi temi si è concentrata su campi specifici o specifici episodi di protesta politica. TraPoCo ha l’obiettivo di andare oltre lo studio di singole campagne e azioni, e a questo fine, adotta un approccio più ampio che esplora le mobilitazioni transnazionali in campi diversi, in particolare, le mobilitazioni in difesa dei diritti dei migranti, i diritti del lavoro, i movimenti per la protezione dell’ambiente e per la giustizia climatica. TraPoCo spazia in diversi contesti geografici, inclusi paesi membri dell’UE e paesi coinvolti dalla politica di Allargamento dell’UE, e analizza sia l’azione svolta a livello transnazionale sia il livello locale.
La nostra ricerca esplora le dinamiche delle iniziative di attivismo transnazionale intorno a temi che hanno guadagnato grande rilevanza negli ultimi anni, ha come focus gli attori sociali collettivi e ambizioni sia teoriche sia empiriche. In particolare, l’agenda di ricerca TraPoCo include lo studio di diversi attori non-statali attivi nello spazio transnazionale, come movimenti sociali, ONG, organizzazioni della società civile, sindacati; esamina forme differenti di azione collettiva come ad esempio il contenzioso strategico, le proteste, le attività di lobbying e advocacy, gli scioperi, le contestazioni, etc.; studia le rivendicazioni che questi attori avanzano e il linguaggio che usano. TraPoCo compara, inoltre, gli esiti di forme differenti di attivismo transnazionale e cerca possibili sinergie. Poiché le aree di policy identificate possono contare su una consistente presenza di norme europee, TraPoCo si concentra in particolare sui movimenti attivi su queste norme.
In tal senso, TraPoCo si concentra sul processo di cambio di scala della politica della protesta, vale a dire la misura in cui l'azione collettiva è stata transnazionalizzata e i livelli europeo e locale sono stati collegati. A tal fine, TraPoCo affronta in particolare le iniziative intraprese a livello nazionale attraverso diverse forme di azioni collettive che hanno tentato di fare riferimento agli attori europei al fine di esercitare pressione su governi, istituzioni e imprese nazionali per costringerli ad attuare norme europee o mettere in campo politiche efficaci. Ad esempio, la prima Iniziativa dei Cittadini Europei (ECI) di successo che aveva ad oggetto il diritto all’acqua pubblica è stata promossa dalla Federazione europea dei sindacati del settore pubblico, vicenda che sottolinea la capacità dei sindacati di utilizzare con successo gli strumenti disponibili a livello dell'UE per ispirare sezioni più ampie della società. Nel campo dei diritti dei rifugiati, gli attori della società civile hanno fatto riferimento alle istituzioni europee per difendere i diritti umani nei propri paesi, come è avvenuto dal 2018 in Croazia, dove le ONG hanno fatto pressione sui deputati per chiedere chiarimenti alla Commissione europea e verificare gli abusi contro i richiedenti asilo al confine croato. Il confronto di casi che emergono da vecchi, nuovi e potenziali Stati membri consente di individuare differenze significative (o la loro assenza) nei modelli tra paesi post-comunisti e non, considerando le diverse tradizioni e contesti politici. Inoltre, il focus sui Paesi candidati (e potenziali candidati) dei Balcani occidentali consente di indagare se il processo di l'europeizzazione assume una forma particolare in una regione in cui spesso le istituzioni dell'UE e le società civili locali intrattengono forti relazioni. In particolare, poiché il processo di Allargamento comporta un notevole sforzo di armonizzazione giuridica, TraPoCo esamina come gli attori sociali locali partecipano al monitoraggio dei negoziati di adesione e dell'attuazione delle norme alleandosi con le istituzioni dell'UE per migliorare l'accountability dei governi locali. Ci sono stati alcuni casi di società civile transnazionale che ha spinto per l’adozione di normative a livello UE. Alcuni casi di successo, come l'abolizione dei sistemi di roaming, vengono presentati come pietre miliari dell'attivismo transnazionale volto a contenere i deficit democratici dell’Unione. Come suggerito da Hill, una prospettiva transnazionale con il suo attraversamento dei confini tra politica interna ed estera è particolarmente interessante per il progresso degli Studi europei.TraPoCo esamina come gli attori della società si organizzano e agiscono a livello sia nazionale che transnazionale per avanzare le loro rivendicazioni, ricorrendo e sfruttando le istituzioni e gli attori dell'UE per affrontare una questione specifica e fare pressione sulle loro élite nazionali - un processo che è stato chiamato “Europeizzazione dal basso”. In tal modo, la rete approfondisce la comprensione della relazione tra gli attori della società e la sfera pubblica europea, indagando sulla capacità della società civile e degli attori dei movimenti sociali di organizzarsi e agire a livello transnazionale, utilizzando le istituzioni dell'UE come leva verso le loro élite nazionali e per rendere il loro richieste visibili nei discorsi pubblici.
Per dirla con le parole della sociologa Sabrina Zajak, le aree tematiche analizzate combinano “attività condotte oltre i confini nazionali, complesse strategie di azione multilivello, e alleanze tra movimenti diversi”.
Il filone di ricerca sui diritti dei migranti e movimenti transnazionali di solidarietà, coordinato dalla Scuola Normale Superiore, indaga i tentativi di questi movimenti di coordinare la loro azione a livello transnazionale, combinando azioni sociali dirette sul campo con attività di protesta a campagne indirizzate alle istituzioni europee o a organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni. Il gruppo di ricerca coinvolto nello studio dei movimenti ambientalisti e per la giustizia climatica basato all’Università di Belgrado esplora i tentativi delle iniziative ambientaliste locali in Serbia, paese candidato all’UE, di “europeizzare” la loro lotta dal basso, mettendo allo stesso tempo in discussione le politiche ambientali comunitarie. Il lavoro del gruppo di ricerca serbo prende inoltre in considerazione la misura in cui le iniziative ambientaliste locali creano legami con movimenti simili dentro l’UE, e nello specifico, in campagne contro aziende multinazionali che sfruttano le risorse naturali alla periferie dell’Unione. Il gruppo di ricerca dell’Università di Scienze Naturali Boku di Vienna coordina un lavoro che esamina le forme di attivismo ambientale e per il clima nell'Europa allargata, focalizzandosi su come diversi livelli di integrazione europea influenzino - o meno - le strategie dei movimenti sociali e delle organizzazioni della società civile, ma anche le consapevolezze e il processo di produzione della conoscenza all’interno dei movimenti stessi. Infine, la University College Dublin esplora le azioni di protesta politica transnazionale nel campo delle politiche del lavoro, esaminando in particolare le azioni dei sindacati del servizio pubblico rivolte alle istituzioni UE, così come le azioni dei sindacati del settore privato rivolte alle aziende multinazionali, riflettendo sull'influenza politica dei sindacati nella sfera europea, la loro capacità di usare gli strumenti di influenza disponibili a livello UE e di ispirare segmenti sociali più ampi.
Domande di ricerca
Nell’esaminare le strade di azione e di influenza dei movimenti sociali coinvolti in azioni di protesta politica a livello transnazionale, la ricerca di TraPoCo ha l’ambizione di rispondere alle seguenti domande:
- Perché e come i movimenti sociali, gli attivisti, le organizzazioni della società civile, spostano il proprio orizzonte e si organizzano oltre i confini nazionali? Come sfruttano i canali globali per realizzare il cambiamento a livello nazionale?
- Come l’attivismo transazionale è influenzato e come influenza gli assetti della governance globale?
- Come e se il contesto locale e nazionale fornisce opportunità per la mobilitazione transnazionale?
- Esistono forme di alleanza tra movimenti diversi? Che tipo di connessioni transnazionali si sviluppano? Ci sono tentativi di intersezionalità, oppure i movimenti studiati tendono a configurarsi come movimenti attivi su più tematiche ma non necessariamente intersezionali?
- Qual è la risposta dei soggetti a cui le rivendicazioni sono rivolte (istituzioni statali, istituzioni sovranazionali, aziende, etc.?) E come queste risposte influenzano le strategie adottate dai movimenti sociali?
- Quali sono gli esiti della mobilitazione transnazionale? Che tipo di cambiamento riesce a produrre?
- Come e in che misura la partecipazione transnazionale più rafforzare la democrazia europea, sia a livello di UE sia negli Stati membri?
- Come gli attori sociali avanzano le loro rivendicazioni relazionandosi a norme ed istituzioni europee? Che forme di mobilitazione usano?
- Riescono (e come) gli attori sociali impegnati sulle norme europee ad influenzare l’agenda delle istituzioni comunitarie? E come fanno ricorso a norme e strumenti europei per avanzare richieste di maggiore democrazia e rispetto dei diritti fondamentali nei propri paesi?
- Come gli attori sociali trattano l’UE nei discorsi pubblici nazionali?
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