Giorgio Romagnoni 15 dicembre 2014

Per preparare un capodanno un po' particolare tra Timișoara, Oradea ed Arad, i ragazzi del blog Divieto di sosta/seratalternativa sono andati a conoscere la comunità ortodossa romena di Padova provando a mettersi in ascolto del loro punto di vista

Fonte: Divieto di sosta/seratalternativa

Divieto di sosta o Seratalternativa è una rete di ragazzi e ragazze tra Padova, Trento, Mira e Forlì: ci sono scout, europeisti, attivisti vari e semplici curiosi. Dalle nostre idee è anche nato un blog, che si occupa di cittadinanza attiva. Ma oltre a scrivere articoli, cerchiamo sempre di organizzare anche campi estivi, weekend e capodanni per stare assieme e scoprire bellezze e contraddizioni di posti che ci sembrano troppo spesso dimenticati. Avevamo iniziato a farlo in Bosnia per il capodanno del 2013 e abbiamo deciso di passare il prossimo andando a conoscere le città di Timișoara, Oradea ed Arad in Romania. Incontreremo le associazioni che stanno festeggiando i 25 anni dalla fine del regime di Ceaușescu, chi sta lottando contro il fracking e chi lavora per la Caritas o per una economia più etica.

Ci sembrava però assurdo andare a conoscere la Romania senza prima incontrare qualcuno della grande comunità romena che vive nelle nostre zone. Abbiamo quindi scoperto che dietro all'argine di via Vigonovese a Padova c'è una vecchia chiesa, che sembra dimenticata in mezzo ai canali e al traffico verso la zona industriale. Lo sguardo dei padovani solitamente ignora quel grigio campanile; ma scendendo la strada verso la chiesa si scopre un continuo via vai di persone: abbiamo smesso da tempo di guardarci intorno, ma basterebbe fermarsi un attimo per capire che quelli sono i membri della comunità ortodossa romena. Ecco perché lì vicino nel parco di Roncajette, nelle domeniche di bel tempo, il verde si riempie di feste campestri improvvisate da persone che parlano diversamente dal solito dialetto veneto.

La signora Loredana, il nostro contatto per arrivare lì, ci apre la strada: ci accorgiamo così che quest'angolo "dimenticato" di Padova è in realtà pieno di vita. Girando oltre la chiesa ecco l'entrata: a destra e a sinistra le candele di sego tipiche del culto ortodosso; dentro, i tappeti e i colori dorati delle icone. L'iconostasi ha sostituito il vecchio altare di culto cattolico e proprio in quel momento due sacerdoti stanno dando la comunione. Lo spettacolo della chiesa è magnifico. Sembra di essere in Romania e invece è Padova: è la bellezza di scoprire che anche una città veneta può essere un po' romena e che la Romania può essere anche un po' padovana. Dove le culture si incontrano, si crea qualcosa che mozza il fiato.

Mentre gli inni della tradizione ortodossa riempiono l'aria della chiesa, noi entriamo in canonica e nella stanza dove i ragazzini fanno la catechesi incontriamo padre Giorgio, il sacerdote che gestisce questa comunità padovana e romena. Con lui cominciamo una lunga chiacchierata sulla Romania, l'Europa, l'Italia e il futuro che possiamo immaginarci assieme. Facciamo anche a lui le domande che abbiamo scelto di porre a tutti i nostri conoscenti che vengono da Bucarest e dintorni. L'obiettivo è quello di cominciare ad ascoltare per mettersi sulla lunghezza d'onda di cosa voglia dire Romania oggi.

25 dicembre 1989- 25 dicembre 2014. Cos'è cambiato?

Non è una domanda facile. La democrazia dopo la dittatura di Ceaușescu è stata condita con tanta corruzione. Dal punto di vista economico, siamo passati dalla carenza di cibo alla carenza di soldi: Ceasescu voleva eliminare il debito e dava tutto il cibo all'export. Caduto il regime, gli intellettuali erano felici; la gente lo era meno.

Cosa pensano i romeni dell'Unione Europea?

C'è una barzelletta al riguardo: un reporter incontra un vecchio anziano che vive in un paese sperduto della Romania e gli dice: -Sa che siamo entrati in Unione Europea?-. -Sì- risponde il vecchio: -Ma adesso come si fa ad uscirne?-. L'Ue per i paesi poveri è un problema. Gli imprenditori si sentono molto bloccati dalle imposizioni arbitrarie di Bruxelles, ma almeno con i fondi Ue potranno provare a risollevare la piccola-media impresa romena e costruire l'autostrada. La gente se non altro è felice perché può viaggiare senza bisogno del visto. Ma così com'è adesso l'Ue non va bene e c'è puzza di corruzione anche nei suoi piani più alti.

25 dicembre 2024. Come sarà la Romania tra dieci anni?

Questa è una domanda da mille punti. Ora è stato eletto Johannis, che è il primo presidente proveniente dalla piccola minoranza tedesca. Speriamo che si ricordi di essere a capo di una democrazia parlamentare: il suo predecessore Basescu si impicciava sempre negli affari del governo dimenticando che il presidente dovrebbe essere un arbitro più che un giocatore. Speriamo che Johannis riequilibri la bilancia in favore dei principi costituzionali.

Cosa non sappiamo, ma dobbiamo assolutamente scoprire della Romania?

Dovete conoscere l'ospitalità e la spiritualità della popolazione romena. La povertà di oggi le sta rallentando: ma la gente non si tira indietro per cattiveria, ma proprio per necessità. Dovete poi dimenticare gli stereotipi di qui: ci sono chiese e monasteri e paesaggi bellissimi nel nostro paese. Il degrado invece ce lo siamo un po' costruito. Dovrete andare oltre le chiacchiere. Tra l'altro lo farete a Timișoara, che alcuni chiamano l'ultima provincia del Veneto, per via dei numerosissimi imprenditori che da anni lavorano lì.

Ci viene da sorridere: il sindaco di Padova ha recentemente fatto sgomberare dei romeni da uno stabile abbandonato. Quando una coppia di loro ha chiesto aiuto, il sindaco si è offerto di pagare di tasca sua il viaggio “sola andata” per la Romania chiedendo loro un “impegno morale” a non ritornare in Italia vista la situazione economica difficile. Questa forma di “solidarietà” ci ha un po' imbarazzato spingendoci a scrivere questa lettera al primo cittadino padovano per provare a ragionare con lui su quale strada si debba intraprendere per far davvero dialogare le nostre comunità, tra l'altro entrambe parti dell'Unione Europea.

 

La lettera:

15/12/2014

Gentile signor Sindaco,

Siamo una rete di persone che ruotano attorno al blog di cittadinanza attiva chiamato Divieto di sosta/seratalternativa: un gruppo di noi ha intenzione di andare in Romania a capodanno per conoscere, capire e scoprire le bellezze e le contraddizioni di una terra che 25 anni fa ha scelto di voltare pagina e di andare verso l' Europa unita inseguendo il sogno della democrazia e della libertà. Proprio noi italiani abbiamo co-fondato una comunità chiamata europea ormai decenni fa e nel corso degli anni diversi trattati hanno permesso ai cittadini degli Stati aderenti di muoversi liberamente al suo interno. Questo diritto fondamentale ha permesso l'abbattimento dei confini, delle frontiere e di quei muri che avevano causato guerre e separazioni tra le nostre genti.

L'Europa si basa anche sul principio di solidarietà. Lei forse ha tentato di esprimerlo promettendo a due cittadini romeni il pagamento di un biglietto sola andata verso casa. Ma è giusto chiedere loro un impegno “morale” contro il diritto di libera circolazione?

Pensiamo che il modo di risolvere i problemi non sia questo: può essere facilmente strumentalizzato, può offendere le persone in difficoltà, la comunità romena e dare una cattiva immagine a causa della forma di solidarietà troppo assistenzialista. Vorremmo capire se gli strumenti di aiuto sono solo quelli che Lei ha espresso o se possiamo provare altre strade.

Forse le persone che vengono da noi sono alla ricerca di qualcosa che potremmo imparare a trovare assieme. Con la conoscenza reciproca si abbattono molte più barriere di quelle demolite dall’Unione Europea e si scopre che il problema degli altri è uguale al nostro: sortirne insieme è politica, sortirne da soli è avarizia. Ma allora, secondo Lei, come possiamo provare a fare politica assieme ai romeni e al resto d'Europa?

Cordiali Saluti.

Divieto di sosta

http://seratalternativa.altervista.org