18 marzo 2021
Corinto, rifugiati per strada - foto One Bridge to Idomeni.jpg

In Grecia continuano ad aumentare le persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato che dormono per strada, mentre i programmi d'accoglienza UE vengono smantellati. Lo denuncia la Onlus One Bridge to Idomeni di Verona, che opera a Corinto, assieme alla Onlus Vasilika Moon e all'associazione Aletheia RCS

Fonte: One Bridge to Idomeni

Era il 14 febbraio quando abbiamo sentito parlare per la prima volta dell'Hotel Iliochari. C'erano video che circolavano sui social media: domenica piovosa, più di 200 adulti e bambini all'aperto, dopo essere stati sfrattati dall'alloggio temporaneo dove la maggior parte era stata negli ultimi tre anni. Rischiando di rimanere senza un posto dove stare, cercavano di far sentire la propria voce.

Essendo una ONG che lavora a Corinto, potevamo raggiungere l'Hotel Iliochari, ad Agioi Theodoroi, in 20 minuti di macchina. Quando siamo arrivati lì, abbiamo cercato di comprendere la situazione e i loro bisogni più urgenti: assistenza medica e cibo, dato che i rifornimenti erano cessati da un po'. Tuttavia, le persone hanno reso subito chiaro che la loro prima e più importante richiesta erano i documenti che gli erano stati promessi.

Con l'obiettivo di "alleviare le sofferenze dei migranti e dei rifugiati vulnerabili che risiedono in condizioni deplorevoli" nelle isole greche, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) aveva annunciato il programma Filoxenia , nell'ottobre del 2018. Secondo l'OIM, circa settemila persone sono state trasferite sulla terraferma, in alberghi affittati dal governo greco. Iliochari era uno dei 79 hotel in tutto il paese sotto questo accordo. Questo gennaio, il governo greco ha annunciato la fine del programma finanziato dall'UE, chiudendo i rifugi temporanei prima che molti avessero trovato nuove case.

La soluzione dichiarata era che le persone a cui era stato concesso l'asilo avrebbero finalmente ottenuto i loro passaporti. Poiché questa promessa non si è concretizzata, l'opzione fornita dall'OIM è stata quella di riammettere le persone nei campi, come era successo con gli hotel che avevano chiuso in precedenza.

La maggior parte delle persone a Iliochari ha già ottenuto la protezione internazionale, avendo diritto a ricevere i propri documenti. La grande maggioranza è composta da famiglie numerose. In diversi casi, tutti i membri hanno ricevuto i documenti, tranne uno, il che significa che l'intera famiglia rimane bloccata.

Ospitati a Iliochari dal 2017, non hanno beneficiato di nessun tipo di programmi di integrazione. I bambini non sono stati ammessi nelle scuole greche nonostante gli sforzi dei genitori. Incapaci di trovare un lavoro e privi dei mezzi per diventare autosufficienti, i rifugiati riconosciuti si rifiutano di tornare nei campi, poiché ciò non farebbe che perpetuare la loro attesa. "La nostra richiesta non è impossibile. Vogliamo solo fissare un appuntamento con i servizi di asilo per ricevere i nostri documenti. Poi, potremo viaggiare in altri paesi e trovare un lavoro", ha detto Tahhan, uno dei richiedenti asilo a Iliochari.

Durante la prima settimana di marzo, la maggior parte delle famiglie che erano state ad Agioi Theodoroi ha ricevuto i loro documenti e ha proseguito il suo viaggio. Tuttavia, ci sono ancora circa 70 persone in attesa, la metà delle quali sono bambini. Anche dopo uno sgombero da parte della polizia, il proprietario dell'hotel ha continuato ad aprire loro le porte di notte, in modo che potessero dormire al chiuso. Per diversi giorni, sono stati avvertiti che l'elettricità e l'acqua sarebbero state tagliate, altrimenti il proprietario rischiava di indebitarsi. È successo questa settimana: "Abbiamo solo l'aria, non hanno tagliato l'aria. Possiamo solo respirare, senza cibo né acqua", ci ha detto.

La situazione ad Agioi Theodoroi è lo specchio di quello che sta succedendo in tutto il Paese in altre strutture di accoglienza del programma Filoxenia. A Sparta, 70 persone sono state trasferite in uno stadio per diversi giorni dopo essere state sfrattate. Mentre alcuni rifugiati hanno ricevuto i loro passaporti e sono partiti, altri sono stati trasferiti a Skaramagas, uno dei più grandi campi della Grecia continentale.

Presso l'Hotel Stefania, un'ora a nord di Atene, circa 70 persone migranti restano sfollate: senza potersi permettere un posto dove stare, dormono per strada. In collaborazione con altre organizzazioni, abbiamo spostato le persone più vulnerabili in un altro hotel di Atene - compresa, per esempio, una donna all'ultimo mese di gravidanza.

A Stefania, gli sfratti della polizia sono diventati brutali. Secondo uno dei richiedenti asilo, i poliziotti sono entrati nelle stanze alle 7 del mattino e hanno iniziato a cacciare le persone che stavano ancora dormendo. Circa 10 uomini sono stati separati dalle loro famiglie e portati alla stazione di polizia senza ulteriori spiegazioni. Lì sono state poste loro diverse domande, come "Sapevi di dover uscire?" o "Quanti soldi ricevi [dal programma Filoxenia]?". Gli sono state prese nuovamente le impronte digitali. Avevano un cellulare che usavano per comunicare con i loro parenti nell'hotel, dove gli sfratti erano ancora in corso. Le loro famiglie hanno subito pesanti minacce: se non fossero uscite dall'hotel, gli uomini trattenuti nella stazione di polizia non sarebbero più tornati. Alla fine sono stati rilasciati dalla polizia verso le 4 del pomeriggio, trovando le loro famiglie e le loro cose per strada.

"Quello che è successo mi ha ricordato il mio Paese, la Siria. Quando il regime di Assad doveva effettuare degli arresti, arrivava quando la gente dormiva. E toglievano i cellulari, le donne e i bambini piangevano. E noi non potevamo resistere", ha detto Hasan. "Quando sono entrato in questo Paese, ero speranzoso che tutto sarebbe andato bene, dopo essere fuggito dalla guerra. Ma sono rimasto sorpreso, preoccupato e spaventato, specialmente quando mia moglie e i miei figli piangevano. Ho pensato: "È possibile che questo mi stia succedendo in un paese europeo, che credevo essere un rifugio sicuro per me e la mia famiglia?“

Fuori dall'Hotel Iliochari, la gente ha cominciato a contare le notti, piuttosto che i giorni. "Sono cinque notti che la maggior parte di noi dorme fuori, senza alcun risultato o effetto", ha ricordato Tahhan. Cercando una via d'uscita da questa situazione, hanno incontrato più volte il sindaco e hanno cercato di contattare l'OIM, senza successo. "Rispettiamo tutti, ma quest'ultima decisione del Ministero delle migrazioni ci sta danneggiando. Le nostre vite sono in pericolo e non possiamo più restare pazienti", ha aggiunto.

Nell'ultimo mese siamo andati all'Hotel Iliochari quasi ogni giorno. Cerchiamo di capire i bisogni delle persone e di rispondere come possiamo - che si tratti di assistenza sanitaria, cibo e acqua, kit per l'igiene e, più recentemente, tende, coperte o fornelli da campeggio. C’è poco o niente che possiamo fare per aiutarli con le pratiche legali, i documenti e le scartoffie, così come per quanto riguarda una soluzione abitativa a lungo termine. I numeri sono troppo alti, e man mano che gli alberghi chiudono si aggiungono centinaia di persone.

Forse, il sostegno più prezioso è essere lì, ascoltare le loro preoccupazioni e angosce e cercare di smuovere l'opinione pubblica. Far sentire la loro voce.È quasi un mese che assistiamo al peggioramento della situazione. Istituito come "Rifugio temporaneo e protezione per i migranti più vulnerabili in Grecia", il programma Filoxenia ha sempre avuto una fine programmata. Eppure, è inconcepibile che non ci fosse un piano B per le persone che avevano già ottenuto protezione. In questi centri di accoglienza, erano lontani dagli occhi e, convenientemente, lontani dal cuore.

Ora sono sulla strada, ma non chiedono molto: solo i documenti che gli spettano di diritto, per mettere radici altrove, lontano da questi marciapiedi.

Onlus Vasilika Moon , Onlus One Bridge to Idomeni , Associazione Aletheia RCS

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