La Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa chiede agli stati europei di porre fine alla repressione dei difensori dei diritti umani che assistono rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Europa, in occasione della Raccomandazione dedicata al tema pubblicata di recente
Fonte: Consiglio d'Europa
“In tutta Europa, singoli individui e organizzazioni stanno subendo un numero sempre crescente di molestie, intimidazioni, atti di violenza e processi di criminalizzazione semplicemente perché impiegati nella tutela dei diritti umani di rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Gli stati europei devono porre fine a questa repressione”, ha dichiarato qualche giorno fa Dunja Mijatović, Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, in occasione della pubblicazione di una Raccomandazione sulla situazione dei difensori dei diritti umani che assistono rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Europa.
La Raccomandazione, intitolata "Proteggere i difensori: Porre fine alla repressione dei difensori dei diritti umani che assistono rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Europa" (qui il testo integrale ), offre una panoramica delle difficoltà affrontate dai difensori dei diritti umani e stabilisce delle azioni chiave che ogni stato membro del Consiglio d’Europa dovrebbe compiere per proteggerli.
In uno scenario caratterizzato da politiche migratorie e di asilo repressive, securitarie e militarizzate, gli Stati sono sempre più inclini a ignorare i loro obblighi nel garantire che i difensori dei diritti umani possano lavorare in un ambiente sicuro e favorevole. Ne consegue che i difensori dei diritti umani impegnati nel soccorso in mare, in assistenza umanitaria o legale, nel monitoraggio dei confini, nella copertura mediatica, nella difesa e nel contenzioso, e in altre innumerevoli attività di assistenza a rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Europa sono sottoposti a molteplici forme di repressione.
La Raccomandazione si occupa delle difficoltà che i difensori dei diritti umani devono affrontare, tra le quali:
- Retoriche cariche d’odio e stigmatizzanti da parte di esponenti dei governi, parlamentari e alcuni media;
- Violenza e minacce, e l’inazione da parte delle autorità competenti ad affrontare questi problemi;
- Criminalizzazione del lavoro umanitario o riguardante i diritti umani svolto nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti a causa di un’applicazione delle leggi contro il contrabbando di individui;
- Impossibilità di avere accesso a luoghi di importanza cruciale per portare avanti attività di monitoraggio dei diritti umani o per fornire assistenza, come i centri di detenzione e di accoglienza e le zone di confine.
“I governi europei dovrebbero vedere i difensori dei diritti umani come degli alleati fondamentali nel garantire che le politiche migratorie e di asilo siano efficienti e in linea con il rispetto dei diritti umani. Al contrario, essi sono spesso vittime di atteggiamenti ostili. Questa politica spregiudicata lede i diritti umani di chi agisce nella società civile e delle persone che a loro si rivolgono. E, per estensione, danneggia anche il tessuto democratico delle società”, ha dichiarato la Commissaria.
Per invertire questa tendenza fortemente repressiva, la Commissaria ha esortato gli stati affinché mettano immediatamente in campo azioni rivolte a:
- Riformare leggi, politiche e pratiche che interferiscono indebitamente con le attività svolte dai difensori dei diritti umani;
- Garantire che le leggi contro il contrabbando di individui non criminalizzino in alcun modo il lavoro in campo umanitario e di tutela dei diritti umani a favore di rifugiati, richiedenti asilo e migranti;
- Rimuovere le restrizioni relative all’accesso a luoghi e informazioni;
- Porre fine a retoriche stigmatizzanti e dispregiative;
- Stabilire procedure di sicurezza efficaci per i difensori che devono fronteggiare violenze e minacce, e investigare in maniera efficiente questo tipo di episodi.