Insieme ad altre organizzazioni attive in Italia e in Europa per la libertà di stampa, OBCT esprime preoccupazione per la richiesta della procura di Lecce di una condanna a sei mesi di reclusione per tre giornalisti in relazione al loro lavoro su una causa associata ad un ex ministro
I partner del Media Freedom Rapid Response, insieme ad altre associazioni e organizzazioni attive per la libertà di stampa, hanno espresso comune preoccupazione per la richiesta di una condanna a sei mesi di reclusione da parte di un pubblico ministero italiano per un caso di diffamazione a mezzo stampa che ha coinvolto tre giornalisti. La causa era stata intentata in risposta alla loro segnalazione di una causa di lavoro associata ad un ex ministro. Le pene detentive nei casi di diffamazione a mezzo stampa sono state dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale italiana nel 2021, salvo casi di eccezionale gravità. Nessun giornalista dovrebbe affrontare né temere la reclusione per aver pubblicato informazioni fattuali nell'interesse pubblico.
La causa contro i tre giornalisti è stata avviata nel 2014 da Teresa Bellanova, attuale presidente del partito Italia Viva, all'epoca sottosegretaria al Ministero del Lavoro. I tre giornalisti (Mary Tota de Il Fatto Quotidiano, Danilo Lupo di La7 e Francesca Pizzolante de Il Tempo) sono stati denunciati per diffamazione penale a mezzo stampa da Bellanova nel 2014, per i rispettivi reportage su una causa di lavoro intentata contro di lei da un ex addetto stampa.
In risposta alla querela ricevuta, Bellanova ha inizialmente accusato l'addetto stampa e i tre giornalisti di complicità in tentata estorsione, accusa poi declassata a diffamazione a mezzo stampa per i giornalisti. A distanza di oltre otto anni, il processo per diffamazione contro di loro non è terminato.
Nell'ultima udienza del 17 ottobre, il pm Antonio Zito ha chiesto sei mesi di reclusione per ciascuno dei tre giornalisti. All'epoca avevano semplicemente riportato la presentazione della querela e le accuse mosse, successivamente confermate dalla Corte d'Appello di Lecce. La prossima udienza è fissata per il 14 novembre quando, a seguito della replica dell'avvocato dei giornalisti Roberto Eustachio Sisto, emetterà la sua decisione il giudice Michele Guarini.
La prospettiva di una pena detentiva, insieme al carattere protratto di questa querela, ha inevitabilmente prodotto un effetto di auto-censura: è quanto riporta il giornalista Danilo Lupo, che ha ammesso di essersi astenuto dal riferire su questioni relative a Bellanova negli ultimi otto anni.
Il caso dei tre giornalisti a rischio reclusione richiama ancora una volta l'attenzione sulle gravi carenze delle leggi italiane sulla diffamazione. Secondo il codice penale italiano, la diffamazione a mezzo stampa può essere punita con la reclusione da sei mesi a tre anni. Tuttavia, negli ultimi due anni, la Corte Costituzionale aveva reso pubblica la sua posizione, esortando i legislatori ad avviare una riforma globale delle disposizioni sulla diffamazione e stabilendo che la detenzione in tali casi è incostituzionale e dovrebbe essere prevista esclusivamente nei casi di diffamazione penale di “eccezionale gravità ”.
Aderendo al dissenso espresso dalle organizzazioni giornalistiche italiane , le sottoscritte associazioni per la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti esortano le autorità competenti a ritirare immediatamente la richiesta di detenzione per i giornalisti nel caso Bellanova, in linea con le sentenze della Corte Costituzionale. Esortiamo inoltre il nuovo parlamento ad adottare rapidamente una riforma globale delle leggi sulla diffamazione sia civile che penale in Italia e sottolineiamo la necessità di rispettare gli standard europei sulla libertà di espressione.
Continueremo a monitorare lo svolgimento del procedimento giudiziario del tribunale di Lecce e invitiamo le autorità competenti a reagire al caso.
Firmato
OBC Transeuropa (OBCT)
International Press Institute (IPI)
European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)
Federazione europea dei giornalisti (EFJ)
Article 19 Europe
The Good Lobby
Articolo 21
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