Lucia Bruni 27 aprile 2018

Lucia Bruni ha pedalato 1960 chilometri per discutere e parlare d'Europa. Ora è stata insignita del "Premio Altiero Spinelli". Ha raccontato sul suo blog cosa l'ha spinta a partire

Erano passati alcuni mesi dalla Brexit, e da diverse parti d’Europa soffiavano venti spinosi e accusatori. Dopo che gli inglesi avevano deciso che sarebbero stati meglio da soli, anche ad altri veniva in mente che stare insieme era svantaggioso. L’inverno 2016/2017 era molto freddo, e non solo per la neve che pure lambiva le coste dell’Appennino bolognese. Pedalavo in mezzo a quell’inverno, e mi chiedevo com’era stato possibile? Non erano tanti anni fa che tutti guardavano all’Europa con fiducia, con speranza, con il senso di un orizzonte che poteva migliorare tante cose.

Ci stavamo avvicinando a festeggiare i 60 anni dei Trattati di Roma, da cui tutto era partito. Ma i colori di quell’anniversario sembravano stinti dalla durezza di anni di crisi, sociale, economica, culturale. Studiavo articoli e libri per interpretare ciò che era accaduto, e vedevo emergere un quadro: tutti potevano vedere i vincoli dell’appartenenza europea, perchè fanno parte della strada imboccata dalla storia; ma nessuno più vedeva la storia da cui ci eravamo allontanati cominciando a collaborare, a cooperare anzichè a competere. Non vale solo nella storia individuale, che talvolta rimpiangiamo le scelte che non abbiamo fatto perchè ne vediamo solo i lati positivi. La storia europea porta la fatica della convivenza reale, e si è dimenticata la bellezza, la passione, l’entusiasmo degli inizi.

Così non andava, ho pensato. Ci dev’essere qualcosa che posso fare. Sono solo una persona, senza alcuna influenza sulle vicende del mondo. Eppure, ognuno di noi ha un ruolo nelle vicende del mondo, nel suo modo di pensare, nel suo modo di parlare, nel suo modo di vivere; ogni nostra scelta sposta da una parte o dall’altra, per quanto in piccola misura, l’equilibrio complessivo. Allora il mio pensare, il mio agire, sarebbe stato dedicato a ri-alimentare quella sorgente sgorgata dalla mente dei Padri fondatori dell’Europa, uomini con una visione, capaci di tradurre il sogno di cambiare l’Europa che avevano vissuto, densa di conflitti e distruzioni, in scelte, in parole, in testi su carta e poi scelte di intere nazioni. Per affermare che non è vero soltanto che subiamo le scelte degli altri, che siamo vittime di una trama più grande di noi.

Io sono partita da ciò che amo, da ciò che mi appassiona, da ciò che mi fa sentire viva: la bicicletta, il semplice mezzo che mi fa viaggiare, sognare, conoscere il mondo e le persone. Con lei, e con tanti altri amici che hanno scelto di partecipare al mio progetto in mille modi per i quali non ci sono parole per ringraziarli, sono partita da Roma e sono andata a Bruxelles, per ripercorrere e ri-raccontare quella storia, e restituirle un po’ di colore.

Grazie a questo viaggio il mio pensiero si è fatto gesti, incontri, immagini, parole. Grazie a questo oggi mi viene riconosciuto il premio dedicato a quel grande Padre dell’Europa che è stato Altiero Spinelli, un uomo che ha pagato duramente per la forza delle sue idee, ma le ha sempre portate avanti con coraggio. Grazie a chi ha creduto in me, grazie a chi anche non ci ha creduto, perchè mi ha reso evidente che ce n’era bisogno.

Ci vediamo a Bruxelles il 20 giugno per festeggiare, ma non è che una tappa; da lì si riparte, continuiamo a camminare, a parlare, a pedalare insieme.

Il blog del progetto "Il mio cuore per il cuore dell'Europa"

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