Albania: il primo rifugio per persone LGBT

28 gennaio 2015

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Durante il regime di Hoxha in Albania l’omosessualità era un reato punito con pene fino a dieci anni di carcere. Oggi, a 20 anni di distanza dalla depenalizzazione dell’omosessualità, apre a Tirana il primo rifugio per persone LGBT, unico nel suo genere, non solo in Albania, ma in tutti i paesi balcanici.

Si chiama Streha (rifugio, in albanese), ed è una casa protetta che ospiterà ragazzi e ragazze gay in difficoltà perché allontanati dalle famiglie di origine o perché costretti a subire forme di violenza e umiliazione a causa della propria identità di genere. Il progetto nasce dall’impegno di due associazioni albanesi, Alenca LGBT e Pro LGBT, impegnate da anni per promuovere i diritti della comunità LGBT con progetti educativi, artistici e ricreativi.

Il finanziamento maggiore è arrivato dall’USAID, Agenzia USA per lo sviluppo internazionale, mentre l’ambasciata britannica si occupa di organizzare la formazione dello staff grazie all’aiuto dalla Albert Kennedy Trust, una fondazione che gestisce rifugi simili in Gran Bretagna. Tuttavia, ciò che è più interessante, è che per la prima volta una agenzia statale albanese, l’AMSHC, ente governativo per il sostegno alla società civile, appoggia un progetto LGBT.

La situazione per la comunità LGBT in Albania, come altrove, è complicata. Sebbene il paese si sia dotato negli ultimi anni di leggi piuttosto avanzate, come quella che punisce i discorsi di odio che hanno ad oggetto l’orientamento sessuale, l’Albania resta un paese dove l’omofobia è ancora diffusa, così come sono diffusi l’isolamento, la paura, il pregiudizio e l’emarginazione.

Per questo Casa Streha è un'esperienza interessante. Inaugurata a dicembre 2014 alla presenza di Erion Veliaj, Ministro al welfare ed altri rappresentanti delle istituzioni, il rifugio ha già accolto i primi ospiti e continua a ricevere richieste da tutto il paese. Un progetto che potrebbe diventare - come riporta Kosovo 2.0 - una pietra miliare per il movimento LGBT albanese.

Fonte: Kosovo 2.0