Per Adan e molti altri ragazzini della sua età le attività e i progetti portati avanti da Operazione Colomba nel nord dell'Albania possono fare la differenza. Il racconto di una volontaria
Adan** è un ragazzino sveglio e vivace, a volte un po’ timido.
Ci ha confidato che gli piace Violeta, la ragazzina più carina del gruppo.
Daut** è furbetto ma dolcissimo, quando sorride storce un po’ la bocca e gli vengono due fossette meravigliose, fa lo sguardo da duro ma gli si legge la bontà negli occhi.
Adan e Daut sono cugini e amici, inseparabili e complici.
Adan e Daut sono cugini di sangue, quello stesso sangue che la loro famiglia non si sa se vorrebbe vendicare, quello stesso sangue che scorreva nelle vene del papà di Albert, prima che qualcuno decidesse di togliergli la vita.
Adan e Daut stamattina guardavano dal furgone la casa di chi ha ucciso il padre di Adan, commentando che non ci fosse nessuno in giro.
Altri dicono che però questa cosa è molto brutta e noi chiediamo se secondo loro parlare con Adan e la sua famiglia potrebbe servire per evitare altro dolore.
Ci dicono di sì, ci dicono anche che a Tropoja non ci sono più molti casi di vendetta di sangue, ma purtroppo sappiamo dal nostro lavoro che non è così e che per molte persone l’onore è più importante della vita.
Qualche ora dopo ci sediamo accanto ad Adan, è un ragazzo intelligente e sembra aver proprio voglia di chiacchierare.
Con alcuni volontari parla di come si reagisce ad un torto, con lui e Daut si riflette del fatto che è meglio lasciar andare, e non rispondere al male col male.
Adan è d’accordo ma dice che in Albania uno che fa una cosa del genere è considerato un debole e ci fa l’esempio di un caso di vendetta accaduto proprio pochi giorni fa in queste zone.
Gli chiediamo se sa dove sono le persone coinvolte nel caso, ci dice di sì, che sono in prigione.
E cosa hanno ottenuto? Niente, logicamente.
La conversazione sfuma e si torna ai giochi, giochi divertenti, giochi da bambini.
Adan ride e scherza, canta nel furgone e fa un po’ il capetto, d'altronde è il più grande – dice lui.
Adan ha 15 anni, ma il suo fisico esile ne dimostra molti meno.
Ha un sorriso sincero ed è sicuro di sé quando dopo uno screzio con un compagno mi rassicura: “Io sono un bravo ragazzo”.
Ai miei occhi Adan è un bambino, un bambino sorridente e in cerca di un affetto che qualcuno gli ha strappato via.
Ai miei occhi è un bravo ragazzo, proprio come dice lui.
Ai miei occhi non potrà mai imbracciare un fucile o impugnare un coltello per far del male a qualcuno.
Ai miei occhi questa vendetta è una cosa maledetta, che condanna i bambini ancora prima che possano comprendere cosa significa vita e cosa significa morte.
I miei occhi, però, vedono un futuro possibile, e soprattutto combattono per questo futuro possibile.
Perché i miei occhi non reggerebbero nel leggere, un giorno, il nome di Adan fra quelli delle persone che hanno ucciso.
Perché Adan ha un futuro davanti, e soprattutto ha Violeta da conquistare.
Non c’è tempo per la morte: qui pulsa la vita.
* Nadia è una volontaria dell'Operazione Colomba, Corpo Nonviolento di Pace della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
** I nomi dei protagonisti di questo racconto non corrispondono a quelli reali
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