In Armenia l'inizio 2018 è stato caratterizzato dall'aumento dei prezzi di alcuni beni essenziali e dall'aumento delle tasse. Un approfondimento
(Pubblicato originariamente da OC Media il 5 febbraio 2018)
Aida Martirosyan ha 52 anni e vive a Yerevan. Si lamenta del fatto che la sua famiglia, dal reddito già basso, deve ora far fronte ad un aumento dei prezzi. “In un solo mese il prezzo del burro è passato da 6 dollari a 10. Anche i prezzi della carne e del formaggio sono cresciuti. Presto ci venderanno alcool e sigarette ad un prezzo maggiorato. Sono aumentati anche i prezzi per i medicinali per non parlare di benzina e gas. E per l'aumento del prezzo del carburante anche altri prodotti diverranno presto più cari”, afferma.
Anche se le statistiche ufficiali mettono l'inflazione solo al 2,6% allo stesso tempo indicano che i prezzi di molti beni essenziali sono cresciuti in modo sostanziale dal 2016. Il prezzo del burro del 40%, della carne di maiale del 35%, dell'agnello del 30%, del manzo del 17% e il prezzo del formaggio del 12%.
Nelli Petrosyan gestisce un supermercato a Yerevan e sottolinea come i clienti si stiano indirizzando sempre più verso i prodotti più a buon prezzo e che spesso non comperano più cibo a chili ma a grammi, controllando quando denaro hanno nel portafogli.
“Alcuni giorni non vendiamo nemmeno un pollo, la gente compera 150-200 grammi di biscotti. Ci sono anche prodotti il cui prezzo è sceso, come la farina di grano saraceno, i piselli o le lenticchie, ma la gente non usa questi prodotti ogni giorno”, continua Petrosyan.
Lo stipendio minimo, non sufficiente per sopravvivere
Gli esperti in sicurezza alimentare sottolineano come la posizione dell'Armenia nel Food safety index - indice che misura l'accesso della popolazione al cibo - sta peggiorando. Babken Pipoyan, responsabile dell'organizzazione "Il consumatore informato e protetto", ci dice che lo stipendio minimo non è più sufficiente per comperare i beni essenziali. Questo significa che i cittadini opteranno per calorie di minore qualità visto che non tutti possono permettersi di comperare il burro per 10 dollari al chilo o la carne per 6.
Melita Hakobyan, a capo di un'associazione a tutela dei diritti dei consumatori, l'"Assemblea Nazionale dei consumatori", afferma che “in un paese povero come l'Armenia, dove il 30% della popolazione sta al di sotto della soglia di povertà, non è possibile fare calcoli sull'inflazione. È necessario calcolare ogni cosa in modo da riuscire a garantire che le necessità base siano accessibili a tutti, e non dichiarare che 'in ogni caso i poveri non mangiano carne'”.
Un riferimento, quest'ultimo, alle dichiarazioni di vari deputati del Partito Repubblicano, attualmente al governo. Lo scorso 8 dicembre Hakob Hakobyan, che guida la Commissione parlamentare sulle questioni sociali, ha dichiarato ad un quotidiano che dato che i poveri spendono meno, anche l'aumento dei prezzi li colpisce meno. Un altro deputato del Partito Repubblicano, è andato addirittura oltre dichiarando che “se una famiglia mangia solo patate, non verrà colpita dall'aumento del prezzo della carne”.
Le stesse statistiche dimostrano l'assurdità di queste parole. Secondo gli ultimi dati del servizio nazionale di statistica un paniere minimo di consumo nel terzo quarto del 2017 costava l'equivalente di 116 dollari. Allo stesso tempo l'ultimo adeguamento verso l'alto dello stipendio minimo è avvenuto, in Armenia, nel luglio del 2015 quando si è arrivati all'equivalente di 113 dollari.
Nuove accise e tasse sul reddito
Assieme a quelli di molti altri prodotti, sono cresciuti anche i prezzi di benzina e gas naturale. La ragione è l'introduzione di una nuova accisa dal primo di gennaio 2018. Si è passati da un'accisa di 52 dollari ad una di 83 a tonnellata di benzina, mentre per il gas da 18 dollari a 25 ogni 1.000 metri cubi.
Dal primo di gennaio vi sono stati aumenti anche sulle accise pagate su alcolici e sigarette: dal 63% al 73% del loro valore.
È stato riformato anche il fisco: è aumentata la tassazione sui redditi medi e diminuita quella sui redditi più bassi: i redditi mensili sopra i 312 dollari hanno visto aumentare la loro tassazione del 2% (arrivando ad un 28%) mentre quelli sotto i 312 dollari sono scesi al 23%. I dipendenti con reddito superiore ai 4.160 dollari continueranno a pagare la soglia limite del 36%.
L'economista Vahagn Khachatryan, ex parlamentare ed ex consulente della presidenza del paese, afferma che l'aumento delle tasse attuato equivale ad una rapina. È chiaro che nel 2018 i cittadini vivranno peggio. E in un paese dove il 30% dei cittadini è sotto la soglia di povertà non si può far finta di niente rispetto ai beni essenziali nel paniere dei consumatori”, afferma.
Secondo le statistiche ufficiali il 30% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e cioè con meno di 2,5 dollari al giorno.
Yelk vs Repubblicani
Il capo del partito d'opposizione Yelk, Nikol Pashinyan, sottolinea che per fermare l'inflazione occorre riformare al più presto il fisco. “La maggioranza parlamentare [del Partito Repubblicano] non farà niente sino a quando decine di migliaia di cittadini non scenderanno in strada per reclamare i propri diritti”, afferma.
Il 19 gennaio scorso Yelk ha promosso una marcia contro i prezzi in ascesa, replicando poi il 5 febbraio. Edmon Marukyan, membro del partito, si è rivolto ai cittadini affermando che il proprio partito aveva votato contro la recente riforma del fisco e lamentando che le proposte dell'opposizione non sono state prese in esame. Durante la manifestazione si è chiesto che il governo ritorni sui suoi passi relativamente a tasse ed accise.
"Se le autorità non faranno passi avanti verso le nostre richieste Yelk presenterà una propria versione degli emendamenti necessari alla normativa sul fisco, raccoglieremo le firme di un quarto dei deputati del parlamento e chiederemo, a proposito, una sessione straordinaria", ha dichiarato Nikol Pashinyan.
In risposta alle sue affermazioni il presidente del comitato economico del parlamento, Khosrov Harutyunyan, ha affermato che il ritorno alle percentuali di tassazione precedenti è "impossibile e senza senso". Il governo ha dichiarato di essere pronto a fare concessioni solo per quanto riguarda eventuali sussidi sul diesel utilizzato per scopo agricolo. "Non vi era in programma alcun sussidio sul diesel ma su indicazione del Presidente dell'Armenia abbiamo analizzato la situazione del mercato e abbiamo preparato un programma di sussidi", ha dichiarato il ministro per l'Agricoltura Ignat Arakelyan.
Le autorità sono preoccupate?
Lo scorso 10 gennaio il Presidente armeno Serzh Sargsyan ha convocato un incontro con le maggiori cariche del paese per discutere la questione dell'innalzamento dei prezzi e per mettere in campo misure per mitigare le conseguenze del fenomeno. Il 23 gennaio poi il parlamento ha convocato sul tema varie audizioni durante le quali il primo ministro Karen Karapetyan ha comparato l'inflazione in Armenia ai livelli di inflazione presenti in Georgia e Azerbaijan: rispettivamente il 6.7% e il 7.9%.
"Si sostiene che l'inflazione è preoccupante? Io ritengo non lo sia. Per la fine dell'anno il nostro tasso di crescita sarà più alto tra i tre paesi", ha dichiarato Karapetyan. A suo avviso se gli automobilisti sono preoccupati del costo della benzina dovrebbero passare al metano che, ha sottolineato, è cresciuto solo di 0,05 centesimi di dollaro al litro, rimanendo quindi su prezzi simili al 2015. Il primo ministro ha inoltre specificato che l'aumento delle tasse non viene fatto tanto per fare, ma per sviluppare l'economia e ripagare il debito estero. Quest'ultimo è attualmente di 6.8 miliardi di dollari e quest'anno l'Armenia conta di diminuirlo di 400 milioni di dollari. Karapetyan ha inoltre aggiunto che il governo ha scelto la strada meno dolorosa.
"Se non le alzavamo lì avremmo dovuto farlo da qualche altra parte per rispettare le nostre obbligazioni esterne", ha chiarito.
Ma il segretario generale di Yelk, Gevorg Gorgisyan, ritiene che lo scopo di questi incontri con il Presidente e delle audizioni parlamentari sia stato solo quello di gettare sabbia negli occhi dell'opinione pubblica. Ha poi aggiunto che i soli problemi sociali risolti nel paese negli ultimi anni sono stati risolti dopo proteste di strada.
Non tutte le forze politiche stanno però prendendo parte alle manifestazioni. Il 16 gennaio Gagik Tsarukyan, a capo del Partito armeno della prosperità, spesso allineato sulle posizioni governative ha dichiarato ai giornalisti: "Ritenete che le proteste di strada possano risolvere il problema? Il presidente del paese ha proposto di discutere la questione in parlamento. Ciascun partito farà le sue proposte e poi vediamo cosa si può decidere".
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